Simon Sebag Montefiore. Foto LaPresse

“Se vince Corbyn me ne vado”, dice Sebag Montefiore

Giulio Meotti

Allarme antisemitismo in Inghilterra. Per lo storico ebreo la campagna del Partito laburista “ricorda la demonizzazione degli ebrei sotto Stalin”

Roma. Simon Sebag Montefiore, oltre che essere uno dei più grandi storici della Russia, è una superpotenza intellettuale. Lui e la moglie scrittrice, Santa, sono amici del principe del Galles e di David Cameron, sono stati invitati al matrimonio del duca e della duchessa di Cambridge e le sue biografie internazionali (Stalin, i Romanov) sono state consigliate al grande pubblico da Bill Clinton, Tony Blair, George W. Bush e Vladimir Putin. Adesso però Simon Sebag Montefiore vede a rischio il suo futuro in Inghilterra, a causa dell’antisemitismo.

  

“Non vorrei rimanere in Inghilterra e vedere i miei figli vivere in un ambiente ostile agli ebrei”, ha detto mercoledì al Times. La comunità ebraica inglese è in un vero e proprio stato di angoscia e di assedio, tanto che a settembre è uscito un sondaggio secondo cui il 40 per cento di loro “sta seriamente pensando di emigrare” in caso di vittoria di Corbyn alle prossime elezioni. Pochi giorni prima, l’ex rabbino capo britannico, Sir Jonathan Sacks, in un’intervista alla Bbc ha detto che con l’ascesa di Corbyn gli ebrei stanno affrontando una “minaccia esistenziale” in Gran Bretagna e che molti stanno pensando di lasciare la nazione. “Non conosco altre occasioni in questi 362 anni in cui gli ebrei – la maggior parte della nostra comunità – si sono chiesti ‘questo paese è sicuro per allevare i nostri figli?’”, ha detto Sacks.

  

Sebag Montefiore ha appena curato un’antologia di grandi lettere, fra cui la celebre epistola di Émile Zola al presidente francese Félix Faure sul caso Dreyfus. “La storia è stata insegnata al fine di evitare questo vomito di veleno antisemita. La mia famiglia ne ha discusso: i miei figli mi hanno fatto domande al riguardo”. I Montefiore sono inglesi dal 1790, arrivati dall’Italia, dal Portogallo e dalla Spagna, e i Sebag sono venuti dal Marocco negli anni Venti dell’Ottocento.

   

“La famiglia di mia madre sfuggì ai pogrom russi nel 1904, quindi non sottovalutate come ci si sente”, dice lo storico al Times. “È un’agonia per noi: amiamo la Gran Bretagna, siamo britannici e siamo ebrei, una piccola comunità, e non vogliamo andare da nessuna parte. Ma la storia dimostra che devi sempre avere pronte delle valigie psicologiche. Gli ebrei quando sono insieme ne discutono (del nuovo antisemitismo, ndr). Non aspettiamo che accada”. Dove andrebbe? “In Europa, a New York o in California”. Lo storico nell’antisemitismo corbyniano vede tracce di quello stalinista. “Sento che considerano gli ebrei una classe ostile, sfruttatrice, coloniale-capitalista”. In una lettera al Times, Sebag e altri due eminenti scrittori ebrei un anno fa hanno accusato il Partito laburista di Corbyn di “diffuso” antisemitismo camuffato da critica a Israele. Il pluripremiato romanziere Howard Jacobson, Simon Sebag Montefiore e Simon Schama hanno scritto di una “demonizzazione del sionismo: il diritto del popolo ebraico a una patria e l’esistenza stessa di uno stato ebraico. Le critiche costruttive dei governi israeliani si sono trasformate in qualcosa di più vicino all’antisemitismo sotto il mantello del cosiddetto antisionismo. Noi crediamo che l’antisionismo, con le sue caratteristiche di antisemitismo, non abbia spazio nella società civile”. Perché, a forza di sdoganare antisemitismo a sinistra, tanti ebrei inglesi anche blasonati ora mettono in discussione il proprio di spazio in Inghilterra.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.