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Ecco il Cofferati europeo che sfida il Cofferati di sei mesi fa

Marianna Rizzini

Un convegno sulla “nuova economia” in cui si parla di vecchia economia: meno nuova di così non poteva essere, la prima uscita ufficiale del “nuovo” Sergio Cofferati, neocandidato per il Pd a Strasburgo – da non confondere col vecchio Cofferati, il sindaco di Bologna che sei mesi fa annunciava di volersi ritirarsi a vita privata a Genova (per stare vicino al figlioletto neonato).

Leggi: "Mio figlio e io". Intervista al leader che avrebbe lasciato Bologna per stare vicino al piccolo Edoardo, di Annalena Benini

    Un convegno sulla “nuova economia” in cui si parla di vecchia economia: meno nuova di così non poteva essere, la prima uscita ufficiale del “nuovo” Sergio Cofferati, neocandidato per il Pd a Strasburgo – da non confondere col vecchio Cofferati, il sindaco di Bologna che sei mesi fa annunciava di volersi ritirarsi a vita privata a Genova (per stare vicino al figlioletto neonato). Il Cofferati che diceva: “Il problema non è Bruxelles e nemmeno Roma, se andassi potreste dire che sono un ciarlatano”, e per questo oggi è colpito a colpi di sarcasmo interno (dalla neocandidata Deborah Serracchiani) ed esterno (Lorenzo Cesa dell'Udc). Ma cambiare idea si può e forse si deve, in politica, e dunque Cofferati porta oggi, con un sorriso fiero e serenissimo, il peso di quell'aporia, di quella discrepanza risolta tra sé e sé – i suoi due “sé”: pubblico e casalingo, appunto.

    Ecco dunque il sindaco di Bologna uscente (e criticante le scelte dei nuovi candidati, specie del successore designato Flavio Delbono: “Come può accettare il sostegno delle liste antipartito?”) comparire come ospite d'onore, di giovedì pomeriggio, al suddetto consesso parasindacale sulla crisi economica, forte del passo di chi sa di essere tra amici. Eccolo prendere un caffé in mezzo al fumo dei sigari, eccolo ascoltare elegie sui bei tempi andati in cui il mercatismo non era vorace e il salario regnava sulle contrattazioni e il lavoratore non sentiva le funeste conseguenze di funesti scialacquii finanziari. Ecco il sindaco “sceriffo” – un tempo lodato dal centrodestra per il netto riformismo nordico mostrato in azioni bolognesi contro gli schiamazzi notturni, contro il “bere libero” in piazza Erbe, contro gli insediamenti abusivi lungo il Reno – abbracciare, felice, gli altri partecipanti al dibattito, due ex colleghi di lotte e botte sindacali, Franco Marini e Fausto Bertinotti.

    Ed è subito perfetto tris e perfetto amarcord tra ex sindacalisti in pensione dal sindacato – Fausto abbronzato che bacia tutti, ride e giustifica l'abbronzatura (“Ora non ho più incarichi dirigenziali”) mentre un conoscente trinariciuto borbotta: “Sì, vabbè, e io intanto non vado neppure a Ostia”; Franco che sta al telefono, rabbuiato e preoccupato nei giorni del dramma del suo Abruzzo; Sergio che schiva i cronisti che si avvicinano come a voler dire: sono soltanto un sindaco uscente, e però nessuno glielo lascia fare, il sindaco in borghese in mezzo alla sala piena di delegati panciuti e giovani professori scuri in volto, ché deve riabituarsi alla ribalta (elettorale?) rinnegata e recuperata. E quando un oratore, dal palco, dice: “Temo che perderemo l'occasione per un salto di qualità alle prossime elezioni europee”, intendendo “l'occasione di unirci al ‘new deal' obamiano”, Cofferati sobbalza, si aggiusta la cravatta e sorride, da neocandidato, in direzione del fotografo.

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    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.