La rivoluzione del casting/1 - La seconda puntata oggi sul Foglio in edicola
Un'Italia a provino di bomba
Al casting mi vedranno e potrò farlo anch'io: la modella, la velina, l'attrice di fiction, e da lì la conduttrice, la giornalista tv, magari, chissà, la parlamentare. Il casting è verifica di capacità ma soprattutto scommessa pura, nuovomondo, appunto, e non solo per le donne. Si fa il provino e poi si vedrà, perché oggi da lì ti sembra di poter andare ovunque, mentre da qui ti pare di non andare da nessuna parte.
La carovana per l'Ovest, la nave per l'America, il treno per il Nord. Ellis Island, l'alloggio nel sobborgo, il futuro intravisto nel parente del parente a cui chiedere lavoro laggiù, nella terra nuova. Le orde che dilagano sul molo dopo un mese di rollìo in terza classe, le speranze chiuse nei pacchetti legati a mille mani che scendono dall'ultimo vagone del Palermo-Torino. Tutta roba vecchia, sì, ma la terra nuova è ancora lì. Esiste ancora come luogo del possibile, dell'incredibile, della fortuna, dell'opportunità, del tutto per tutto. E tu ci vuoi andare per ambizione, illusione, gioco, noia, catarsi, voglia di rivalsa, per dimostrare chi sei, per non dover dimostrare chi sei, perché non sei raccomandato, perché sei raccomandato, per dimenticare, per ricominciare, per rappresentarti, per farti rappresentare. E' sempre terra nuova, solo che non sembra così lontana. E' piccola, maneggevole, controllabile. Apparentemente raggiungibile, nel suo essere simile a te. Quasi democratica, nel suo dare e moltiplicare chance. La puoi vedere chiusa nel rettangolo nero della televisione, solo che tu sei ancora da questa parte dello schermo. Ma è un caso, un accidente, forse, perché non ci hai mai provato. E allora un giorno ti imbarchi, non da un molo ma passando attraverso l'attimo di adrenalina pura che si chiama provino, e ti pare quasi democratico pure quello.
Al casting mi vedranno e potrò farlo anch'io: la modella, la velina, l'attrice di fiction, e da lì la conduttrice, la giornalista tv, magari, chissà, la parlamentare. Il casting è verifica di capacità ma soprattutto scommessa pura, nuovomondo, appunto, e non solo per le donne. Si fa il provino e poi si vedrà, perché oggi da lì ti sembra di poter andare ovunque, mentre da qui ti pare di non andare da nessuna parte. Ti sembra tutto bloccato, ingolfato: il colloquio? Passano solo i segnalati. Il curriculum? Chissà se lo leggono. E allora quella parola, casting, ti sembra il superenalotto, che tu sia un'aspirante showgirl o una studentessa, un fornaio, un impiegato, uno sportivo, un carabiniere.
Che appaia democratico, il casting, può essere illusione ottica o pura verità, ma è quel suo essere di massa, sono quelle file di ore, il sudore, i moduli da compilare, il borsone in spalla uguale per tutti che tranquillizzino il partecipante. “Io non conosco nessuno in televisione, ma ai casting sono tutti come me”, dice Anna C., postadolescente di Napoli trasferitasi a Milano per un anno (con la madre: non pressante ma molto presente) per tentare una carriera di “valletta o attrice di fiction”. Anna aveva visto quel sito, www.fashionup.it. Un'agenzia di talent scouting, “ma puoi anche prendere le informazioni per i casting, andarci e non iscriverti mai”, dice Anna. Lei non si è iscritta, vuole partecipare da sola ai provini (e però sul sito sconsigliano, specie “per i provini Rai”, di tentare l'avventura da freelance, cioè senza un agente). I suggerimenti gratuiti, invece, sono tanti. Nella sezione “consigli utili e comportamenti sgraditi” capisci come prenderti le misure: non da sola, sennò sono falsate, e non imbrogliare, sennò al casting ti scoprono. Puoi anche farti un'idea dei tuoi limiti: “Fondamentale da subito”, si legge in maiuscolo, in modo che tu non lo possa scordare – “la disinvoltura nella fotografia tipo calendari glamour e nei ruoli sexy. Libertà personale, supporto della famiglia, assenza da vincoli, libertà di spostamento e predisposizione alle pubbliche relazioni sono aspetti fondamentali in questo settore”.
Forse il casting appare “democratico” perché è diventato un metodo di selezione (non necessariamente democratico, come d'altronde non lo erano altri mezzi: il colloquio di lavoro o la pura cooptazione) anche in altri campi. O perché la parola scritta non è più la via per avvicinarsi al potere senza mediazioni, e la radio non è più il mezzo più potente per evocare il potere stesso (cosa che i governanti di un tempo, democratici e non, sapevano benissimo), e insomma bisogna metterci la faccia. E il politico, se ha il daimon della politica, sogna di rappresentarsi e farsi rappresentare, esattamente come l'uomo e la donna di spettacolo davanti al primo casting della sua vita.
Di sicuro c'è che il palcoscenico – che tu sia attore, politico, velina, concorrente – è lo stesso per tutti: la televisione. Ronald Reagan il casting l'ha fatto, e faceva l'attore, ma nessuno se lo ricorda. Che ci si scandalizzi o meno per le liste Beautiful di rutelliana memoria, per i partiti delle ragazze berlusconiani, per gli anchorman e le veliste candidati, per l'ex principe che per rendersi candidato presentabile s'è dovuto fare ballerino nel reality show, per le donne autocandidatesi in lista via rivista (l'ha chiesto Antonio Di Pietro alle lettrici di Gioia, e quelle hanno risposto in massa), non solo il palco è lo stesso, ma anche il metodo sta diventando lo stesso: un gigantesco provino di massa. Mettici la faccia, dice Matteo Renzi, candidato sindaco di Firenze, a chi si presenti al suo comitato. Se dici sì lui ti scatta la foto e tu finisci (non candidato) su un volantino. Tu, cioè nessuno, sei la sua campagna elettorale. Renzi poi precisa che non è “casting” il suo mettere in lista gente comune, cosa che già di per sé sembra all'interlocutore un po' un casting del Grande Fratello – dall'immigrato al professore al prete al gay al gallerista alla liceale all'ex “schedina”: “Ma tanto poi bisogna prendere i voti”, dice Renzi. L'ex “schedina”, Elisa Sergi (nella prima foto, da www.elisasergi.it), mamma psicologa e papà direttore di Asl, laurea in psicologia, nonostante la campagna elettorale in corso, nonostante gli aperitivi in cui la fermano – sei tu l'ex schedina?, e lei si scoccia – appare determinata a dimostrare di essere semplicemente una giornalista televisiva di sport che da ragazzina ha fatto qualche casting, sì, “la foto però l'ha mandata il mio fidanzato di allora”, e poi ha fatto “Quelli che il calcio”, sì, e quando le hanno chiesto di ballare ha sgranato gli occhi e ha detto: cosa? ballo?, e Simona Ventura scherzava e Elisa perdeva un po' di timidezza, ma l'importante oggi non è quello. “L'importante è che io faccia qualcosa per Firenze, perché voglio farlo e la città ha bisogno, e poi torni al mio lavoro, il giornalismo televisivo”, dice, maledicendo la par condicio che le fa perdere un mese di lavoro. E però Elisa Sergi, serena nel suo essere “anche” un'ex schedina, e forte della forza di chi non vede nel non essere più schedina un'insopportabile onta, non fa parte dell'orda di ragazze che invece vedono nel provino, e nel ruolo ottenuto, la vera possibilità di esserci – esserci senza conoscere qualcuno che ti collochi, evadere dal paese senza sbocchi e dalla città dalle porte mezze chiuse, farcela se i soldi per il corso da cantante non ci sono e per la scuola di danza nemmeno.
Un problema che a molte oggi appare risolto con il casting aperto di “Veline”: si trova la velina per l'anno successivo durante un tour di provini. Ezio Greggio presenta, le ragazze si candidano. Il programma, Striscia la notizia, è lì da molti anni, Antonio Ricci gode di stima e mamma e papà, di solito, sono solidali con le aspiranti stregate dal mito delle veline famose, Elisabetta Canalis in testa. Le aspiranti sono giovanissime, diciotto, vent'anni, più sorridenti e più spavalde delle colleghe modelle di Miss Italia. Le vincitrici sono controllatissime, chiuse in un palazzo a Milano due, tutto il giorno, a studiare danza e dizione. I genitori sono tranquilli. Cresceranno veline ma non scombinate. Le sorelline più piccole le guardano incantate in televisione, come fossero piccole Barbie semoventi da pettinare, vestire, far muovere nella casa e nella piscina tutta rosa (tanto che le tre figlie di Antonio Ricci, ora ragazze, da bambine guardavano e consigliavano il padre nella scelta delle candidate: questa è più brava, questa è più carina). Federica Nargi, la velina di quest'anno, diciottenne, al provino confessava timida di voler fare, in alternativa, la hostess. Cristina Buccino, modella di Castrovillari, finalista poi esclusa, ventitré anni, mostrava piglio da conduttrice navigata, scuoteva i capelli e sorrideva alle sorelle in platea, uguali a lei e pronte alle medesime prove di casting. Cristina Del Basso, meglio conosciuta come “maggiorata del Grande Fratello”, famiglia modesta del nord e orgoglio da “ragazza immagine”, raccontava della plastica al seno con molta allegria. Greta, bionda e alta come una svedese a Rimini negli anni Settanta, dichiarava di non poter fare a meno della scuola. E però dietro c'era la voglia di passare il turno, di andare in finale. Di farcela. Di sfondare.
Se non passi, e continui a voler fare la modella, l'attrice, la conduttrice – ma non solo, e non sono solo donne a pensarlo – c'è il giorno in cui ti chiedi: “Perché non tentare con un reality show?”. Chi non sa fare (ancora) nulla, né ballare, né cantare, rincorre un sogno di gloria controllato, soffocato, reso abbordabile, trasformato in un: vorrei trovare un lavoro, poi si vedrà (ma sotto sotto pensa che appena si accenderà la telecamera sarà come avere in mano la bacchetta magica). E allora corre su Internet, sul sito castingnews.eu, dove un bel ragazzo elettronico, disegnato in stile second life, ti accoglie con voce metallica e ti assicura che consultando quelle pagine saprai tutto, avrai in mano tutto, e tu clicchi e compili, compili e clicchi, e se sei minorenne compilano i genitori: è la preselezione per il provino. Devi mandare le foto, scrivere chi sei, perché lo fai. E poi vai avanti, un sito chiama l'altro e scopri quando presentarti alla selezione nel centro commerciale, nello stabilimento balneare, nel centro abbronzatura. E anche se non vuoi fare la modella, il modello, l'attrice o l'attore, c'è un giorno in cui ti dici “perché no? Proviamo”, perché da lì ti sembra passare il tuo futuro, perché ti senti parte di un popolo che cerca di uscire da canali intasati. Per avere più soldi. Per comprare la macchina. Per aprire un'attività. Per andare a vivere col fidanzato. Per fare un viaggio. Per conoscere gente. Per dimenticare l'amore perduto. Per cominciare da qualche parte, visto che non sai da dove cominciare.
All'agenzia Premiere di Prato – che organizza eventi e, per conto di Endemol, il tour di selezione per il Grande Fratello, quello in cui si raccolgono provini che dovranno poi essere scremati – ne hanno viste tante. E soprattutto ne hanno lette tante. Arrivano in continuazione, nel piccolo ufficio rosa, sotto gli occhi delle giovani collaboratrici, pacchi, lettere di presentazione, addirittura quaderni decorati divisi in capitoli in cui gli aspiranti concorrenti si raccontano (quasi un'autobiografia). Per non parlare delle e-mail di ragazze e ragazzi che si candidano, anche se sanno che l'unica selezione valida è quella pubblicizzata sul sito ufficiale. Un tizio addirittura mandava una mail al giorno tutti i giorni, racconta il titolare Stefano Rossi (che una mattina, girando con il furgone “griffato”, cioè con logo del Gf in bella vista, al semaforo non è più potuto ripartire: c'erano delle ragazze appese al finestrino che chiedevano “quando si comincia?”). Alcuni, e soprattutto alcune, racconta Rossi, provano tutto: il provino per velina, la selezione per hostess fieristica, il casting per modelle, anche se la maggior parte di chi va ai casting di Premiere sono persone “normali” che non necessariamente vogliono lavorare nello spettacolo. Al sud arrivano molti disoccupati. Un tempo si andava in Polizia, oggi si tenta anche con il Gf. I recidivi si presentano ovunque, da Padova a Catania. E c'è persino chi, per vezzo o per reale avversione, dice di “non voler avere nulla a che fare con la tv”, come fa oggi (ma ieri non si sa) la neo candidata del Pd per il comune di Campobasso Teresa Stinziani, ex Gf, capelli rossi come quelli dell'altra ex concorrente del Gf Angela Sozio, non entrata in lista con il Pdl per le europee e ora impegnata in uno stage in un giornale d'area.
Non è entrato durante il tour Premiere, ma saltando qualche tappa, per un colpo di fortuna, il ragazzo che chiama il casting “superenalotto”, Andrea Spadoni, ex concorrente del Grande Fratello, figlio di ristoratori, laureato, giornalista (sia prima sia dopo il Gf, solo che prima era precario, motivo per cui il Gf gli è parso una manna), ed ex candidato alle amministrative per il Pdl in un paese in provincia di Pistoia. Andrea tre anni fa aveva deciso, visto che era in causa con il suo giornale, di tentare l'avventura nella grande città, Milano, per guadagnare di più e scrivere di più. Ha fatto un tentativo di lavorare a Sky, poi la moglie di un manager, e il manager stesso, avendolo visto, gli hanno fatto fare un provino per il Gf. Andrea ha partecipato per scommessa, dice, e oggi, a chi lo ferma per strada, consiglia di “non fare l'errore di pensare che ti si apra un mondo. Ti si apre, ma non è detto che ne farai parte. E quando si spengono i riflettori devi sapere chi sei e come ti svegli”. Andrea, da giornalista, oggi ha intervistato Marcello, fornaio del Grande Fratello, uno che ha talmente i piedi per terra da voler usare i soldi dell'esperienza nella casa per aprire una croissanteria.
Che il casting avvenga tramite agenzia, in discoteca, in uno studio o in una piazza non importa: ci provi, ci metti la faccia, forse ce la fai, poi si vedrà, “l'importante è avere un lavoro sicuro”, raccontano Imma ed Eleonora De Vivo (nella foto), le gemelle dell'Isola dei (non) famosi, bionde e sottili, fisico da velina e saggezza napoletana, indossatrici per hobby e, si diceva tempo fa a Roma – ma erano, pare, dicerie – possibili candidate in qualche lista. Chiuse le liste, le gemelle restano una studentessa, l'altra collaboratrice di un chirurgo plastico, “ma mi piacerebbe un giorno un programma in tv”, dice Imma. L'anno scorso hanno tentato, dapprima, la preselezione per il Grande Fratello. “Così, per gioco”. Per l'Isola le selezioni a Napoli erano già chiuse. Ne restava una, in piazza, a Reggio Calabria. “Dobbiamo andarci”, ha detto Imma. Le ragazze hanno preso un treno senza avvertire i genitori – “tanto sanno che siamo un po' matte”, raccontano scherzando. Poi, quell'idea: presentiamoci come concorrente unico, due in uno, le gemelle, mangiamo per uno, giochiamo per uno. E man mano che superavano i provini, loro, ragazze allegre senza problemi economici – tanti amici, l'università, lo shopping in via Chiaia, i weekend al mare, le vacanze alla Maldive – quasi quasi avevano voglia di cedere il posto alle altre, quelle che s'erano fatte una notte di viaggio in nave dalla Sardegna per sperare di diventare concorrenti “non famose”. Quelle in nave non ce l'hanno fatta, loro sì. E' venuta “la bella esperienza”, l'amicizia con Vladimir Luxuria, la gente che all'aeroporto di Madrid, al ritorno, ti fermava senza apparente perché e allora tu, che non avevi letto i giornali, intuivi la verità: da non famosa eri già famosa.
E se Imma ed Eleonora sopportano bene il “dopo”, ci sono quelli che non sopportano lo smacco di ritrovarsi “nessuno, magari con il vantaggio del buttafuori che ti fa entrare nella discoteca dove prima non entravi”, dice la capoprogetto e autrice dell'Isola Tiziana Martinengo. L'idea di fare i casting ai non famosi è nata per creare un contraltare ai vip che molti spettatori consideravano “viziati”. Serviva gente normale. E la gente normale è arrivata. Oltre alle solite aspiranti showgirl (quelle che si presentano ovunque), “c'era chi usava il provino come momento catartico”, dice Martinengo, “e raccontava in due minuti fatti privatissimi, come la netturbina sposata e divorziata, diventata lesbica, lasciata dalla compagna per una più giovane e pronta ad andare sull'Isola per dimostrarle quanto valeva, o l'avvocato della Milano da bere che voleva fare, sull'isola deserta, i conti con il passato”.
Se invece sai ballare o cantare “puoi finalmente dimostrarlo, e lo pensi fin da quando leggi su Internet l'avviso di casting per il talent show e ti prenoti al telefono”, racconta Cinzia, venuta ad aspettare un'amica al provino per “Amici” di Maria De Filippi, mentre il fratello maggiore e la madre dell'amica suddetta mangiano un gelato stravaccati su un'aiuola, stanchi morti per la giornata trascorsa sotto il sole di Cinecittà, in attesa che la piccola aspirante ballerina esca dall'hangar dove si tiene “l'esame”. Il sogno di gloria c'è, persiste, resiste sotto il volto impassibile di Cinzia, aspirante ballerina pure lei, in attesa di provino (“ma lo farò fra due settimane”), adolescente geneticamente modificata (rispetto a quelli di vent'anni fa) che sopporta dieta, allenamento e si prepara a una serie di “no, grazie, lei non è passata” da incassare senza piangere come fanno i suoi colleghi sotto esame oggi, piccoli cantanti o danzatori classici che sotto una ola di ballerinette pronte alla prova sopportano di essere bocciati alla prima nota perché “si fidano dei professori”, e dunque se ne vanno chiedendo con maturità “perché?”, senza fare scene. E chi li guarda non può non pensare con sgomento alle lacrime che scorrevano nelle scuole di danza di vent'anni fa, piene di ragazzine devastate dal giudizio insindacabile della maestra: “Tu non puoi fare la ballerina”.
L'hangar dove si tiene il casting di Amici è affollato di bandane, teste rasate, tute acetate, trolley, scarpe da ginnastica col tacco. Ci sono risate ma anche gran contegno di fronte al “palo clamoroso”, come chiamano i provinati romani la loro débâcle. C'è il giovane tenore che combatte come un toro per non essere eliminato e chiede di poter cantare, in aggiunta al brano della prova, anche “La donna è mobile”, ma poi deve soccombere di fronte al no del Maestro. C'è la ragazza cantautrice che si sente diversa e canta “Diversa”, specificando di aver composto la canzone anni fa, forse quando si sentiva non adeguata alle modelle che vedeva in televisione. L'autore, Luca Zanforlin, dice che gli aspiranti “talent” sono cambiati: “Se anni fa qualcuno si presentava con fare spavaldo – genere ‘vediamo se mi prendono' – ora nemmeno si avvicinano se già non sanno di avere un livello buono. E anche i genitori sono cambiati. Oggi stanno lì senza fare pressione, rassegnati ma non invasati di fronte a ragazze e ragazzi che si ripresentano anno dopo anno. Prima, invece, si vedevano molti ex ballerini che investivano troppe speranze nel figlio talentuoso, come per avere un'occasione di riscatto da carriere non brillanti”. (1. continua - la seconda puntata sul Foglio di oggi in edicola)
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