Terra dei fuochi, l'invenzione d'un falso pentito

Salvatore Merlo

Il governo ha completato il censimento della cosiddetta terra dei fuochi: le zone probabilmente inquinate sono all’incirca sedici ettari a nord di Napoli. “Adesso lo sappiamo. Non è vero che queste aree sono inquinate così come era stato detto”, spiega al Foglio Pina Picierno, membro della commissione Antimafia, parlamentare campana del Pd, responsabile nazionale Legalità e sud nella segreteria di Matteo Renzi.

    Il governo ha completato il censimento della cosiddetta terra dei fuochi: le zone probabilmente inquinate sono all’incirca sedici ettari a nord di Napoli. “Adesso lo sappiamo. Non è vero che queste aree sono inquinate così come era stato detto”, spiega al Foglio Pina Picierno, membro della commissione Antimafia, parlamentare campana del Pd, responsabile nazionale Legalità e sud nella segreteria di Matteo Renzi. “Finalmente si comincia a stabilire un po’ di verità”, dice Picierno, “si restituiscono le giuste proporzioni ai fatti, a fronte di tutte le stupidaggini dette in questi mesi da un ex pentito dall’aria equivoca e da un sistema dell’informazione pressappochista”. E insomma non solo “l’inferno atomico” raccontato da Michele Santoro e Sandro Ruotolo non esiste, non c’è nessuna scoria radioattiva a Casal di Principe, ma la zona inquinata dal nome potente ed evocativo di “terra dei fuochi” misura uno zero virgola per cento della regione Campania. Meno di venti chilometri quadrati. Meno del giardino di Arcore.

    “Non bisogna minimizzare. Bisogna capire, come ha provato a fare anche il Foglio, alcune settimane fa con un’inchiesta molto azzeccata. E invece qui si è parlato a vanvera inseguendo le farneticazioni dell’ex pentito Carmine Schiavone. Che dice stupidaggini senza riscontro alcuno”, spiega Picierno. “In questi mesi si è giocato con le paure giustificate della popolazione, in un cortocircuito pernicioso tra l’informazione televisiva e le invenzioni di questo pluriomicida. E a me viene un sospetto da far tremare le vene: a chi serve la confusione? Per conto di chi parla Schiavone?”. A chi serve la confusione? “Serve alla camorra, che ha già tentato d’infiltrarsi nelle gare d’appalto per le bonifiche e per la messa in sicurezza delle aree inquinate. Ora, il compito dello stato, del governo e della commissione Antimafia di cui faccio parte è quello di ricondurre tutto a ragionevolezza. A cominciare dalle parole di questo signore, Schiavone. I rifiuti nucleari di cui lui continua a parlare non esistono. Chiaro? Non esistono”. E Picierno, che da membro della commissione Antimafia ha accesso a tutti i documenti, e conosce la vicenda dalla lettura delle carte, racconta: “La sua prima dichiarazione in questo senso risale addirittura al 1995, due anni dopo il suo arresto e il suo pentimento. Già allora la Criminalpol andò a verificare. La polizia scavò, su indicazione di Schiavone, senza trovare nulla. Più volte. E anche di recente i carabinieri sono tornati a scavare. Niente. Le dichiarazioni rese da Schiavone sono contraddittorie, generiche, a voler essere buoni nel giudizio. E parla di cose che non conosce, che non può conoscere, perché il business criminale sullo smaltimento dei rifiuti si è sviluppato dopo il 1993, cioè dopo il suo arresto”.

    Ma il paradosso è proprio questo. Schiavone, cui gli inquirenti non credono – come si capisce dalle parole di Picierno – è la fonte principale di una campagna d’informazione che in pochi mesi ha messo in ginocchio il prodotto interno lordo di un’intera regione. “E’ ospite fisso di talk show e trasmissioni televisive”, conferma l’onorevole Picierno. “In alcune interviste, rilasciate a emittenti locali, è arrivato al parossismo: ha insultato il magistrato Raffaele Cantone. Un camorrista pluriomicida, uno dei casalesi, che accusa di non dire la verità uno dei magistrati più impegnati nella lotta alla camorra, l’uomo che ha smantellato il clan La Torre di Mondragone. Semplicemente assurdo. Eppure nessuno si scandalizza. Sembra normale credere al camorrista e non allo stato. La verità è che qui si è persa la testa. Tutto ciò rende la misura di una faccenda che va ricondotta a ragionevolezza, con i fatti, le mappature, i controlli, con la presenza dello stato, come  sta cercando di fare il governo”.

    E Picierno descrive un intreccio perverso, folle. “Ci sono dei casi di tumori. Ci sono storie tragiche. Io provengo da quella zona, e so cosa vuol dire avere un familiare ammalato di neoplasia. Ma dobbiamo capire bene il perché. Queste cose vanno studiate. Non si parla a casaccio. La confusione non serve a niente. Se tutto è fango, niente è fango”. Ma il cortocircuito è da capogiro. “Assomiglia alle proteste che ci furono contro la discarica di Terzigno. Un movimento di contestazione dove dentro c’era di tutto: le persone per bene, le associazioni serie come Libera, persone in buona fede, ma pure amministratori corrotti o collusi”. Malgoverno, collusione, ignoranza, paura millenarista. “Un mix letale”, dice Picierno, “ci sono persino quelli del M5s che fanno confusione tirando dentro il presidente Napolitano o il presunto mistero sulle dichiarazioni secretate di Schiavone. Ma così non si capisce niente. Ci vuole un po’ di buon senso, di rispetto dei fatti, della verità, delle proporzioni. Sa qual è il vero rischio?”. Qual è? “Che nell’ammuina generalizzata i camorristi facciano affari d’oro”.
     

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.