L'effetto buffo Mitrokhin

Minzolini, Brunetta e gli altri sabotatori del Cav. (che invece cerca Renzi)

Salvatore Merlo

Più berlusconiani di Berlusconi. “La riforma del Senato che vuole fare Renzi è una follia”, dice dunque Augusto Minzolini, che ingentilisce il ragionamento politico con fini notazioni di carattere costituzionale: “Vogliono fare del Senato un albergo a ore”. Ed ecco Renato Brunetta, teso e prolifico com’è, sempre in piedi sulla garitta: “Renzi è un ragazzotto che deve studiare”, boom. “Renzi ha vinto solo delle finte primarie di partito”, boom. “Renzi sta costruendo una legge truffa”, boom. Minzolini&Brunetta sono i sabotatori, interpretano un ruolo dotato di magica permanenza nel teatro matto di Arcore. Nulla incrina la loro remissività sacrificale: s’immedesimano in uno dei mille umori del Sovrano, di solito quello più autolesionista, riempiendo il proscenio della loro vasta, petulante eloquenza.

    Più berlusconiani di Berlusconi. “La riforma del Senato che vuole fare Renzi è una follia”, dice dunque Augusto Minzolini, che ingentilisce il ragionamento politico con fini notazioni di carattere costituzionale: “Vogliono fare del Senato un albergo a ore”. Ed ecco Renato Brunetta, teso e prolifico com’è, sempre in piedi sulla garitta: “Renzi è un ragazzotto che deve studiare”, boom. “Renzi ha vinto solo delle finte primarie di partito”, boom. “Renzi sta costruendo una legge truffa”, boom. Minzolini&Brunetta sono i sabotatori, interpretano un ruolo dotato di magica permanenza nel teatro matto di Arcore. Nulla incrina la loro remissività sacrificale: s’immedesimano in uno dei mille umori del Sovrano, di solito quello più autolesionista, riempiendo il proscenio della loro vasta, petulante eloquenza. Simpaticamente incongrui, un po’ autorizzati e un po’ no, i sabotatori di oggi sono quello che un tempo era Paolo Guzzanti, l’indimenticato senatore che, in sella alla sulfurea commissione Mitrokhin, voleva portare alla sbarra nientemeno che Massimo D’Alema, l’uomo cinico e baffuto con il quale sarebbe stato meglio prendersi anziché perdersi. Ieri Guzzanti ce l’aveva col gatto D’Alema, oggi Brunetta&Minzolini con la volpe Renzi.

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    Nella festa mobile di Palazzo Grazioli, i sabotatori sono il calco negativo di Denis Verdini, lo schivo architetto di retrovia che trama, tesse, ricuce in silenzio, stira ogni piega, ed è tanto disinvolto da aver trafficato prima con i suoi avversari Migliavacca e Bersani, e poi anche con l’avversario dei suoi avversari, cioè con Renzi. Lui tace e tesse, loro urlano e disfano. Ma è il Cavaliere che li disegna così, nel suo caos creativo. “Osservate Daniele Capezzone”, mormora ironico Fabrizio Cicchitto, che li ha studiati tutti, uno per uno, per anni, e da vicino: “Un giorno Capezzone tira un mozzico a Renzi, quello dopo tenta di fargli una carezza. Va un po’ di qua e un po’ di là. Non sa bene cosa pensa il Cavaliere, e vive l’angoscia del dubbio”. E nel dubbio, carichi d’una scombiccherata energia, questi ioni liberi vanno generosamente a sbattere come particelle subatomiche su tutti i muri della politica: la riforma del Senato, il Job Act, l’abbassamento delle tasse, la legge elettorale. E dunque “Renzi è un imbroglione”, “non rispetta i patti”, “non capisce niente”. E tutto ciò malgrado Berlusconi oggi abbia bisogno di Renzi, persino più di quanto non avesse bisogno in passato di D’Alema o di Veltroni. Ma negli ioni liberi, nei rinfocolatori, c’è un candore di fondo, o se vogliamo una debolezza che li redime: hanno l’obbligo inderogabile del ringhio quando la mano del Capo, autoritaria seppur delicata, li designa traendoli dallo stato di oggetti posati. Il rinfocolatore, ad Arcore, è quasi uno stereotipo. Nel 2006 c’era l’avvocato Enzo Trantino, presidente della memorabile commissione Telecom Serbia. E chi non se la ricorda? Agitata come un randello, la commissione più pazza del mondo vide sfilare sul banco degli interrogati Romano Prodi e Piero Fassino, Lamberto Dini ed Enrico Micheli, una fiera di intercettazioni e audizioni, rivelazioni e ritrattazioni, botti e pernacchie, frizzi e lazzi, un terremoto oggi sostituito da Brunetta e Minzolini, Capezzone e Gasparri, da rilassamenti e spasmi muscolari. Guzzanti, per inciso, dopo aver sparato su tutto ciò che si muoveva contro il Castello di Arcore, fantasmi compresi, è finito col dedicare a Berlusconi un libro dal titolo eloquente: “Mignottocrazia”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.