C'è Corte e Corte

Tra pugni e carezze le prigioni del Cav. avvicinano FI e alfaniani

Salvatore Merlo

I loro rapporti sono caratterizzati dal silenzio sempre un po’ inquietante degli amori spezzati, appena rilevato dal ronzio di Toti (“Alfano è un cane di taglia piccola che abbaia molto”), da un grido di Quagliariello (“se Berlusconi va agli arresti è colpa di Forza Italia”), da un improvviso soffio gentile di Alfano – “a Berlusconi voglio bene e sono con lui” – che increspa dolcemente la superficie immobile e ringhiosa del centrodestra deflagrato in una nebulosa di partiti. Tra loro il confronto è sommesso, caotico, ancora imprendibile. “Quelli di Forza Italia cercano di ammazzarci”, si lamenta Renato Schifani

    I loro rapporti sono caratterizzati dal silenzio sempre un po’ inquietante degli amori spezzati, appena rilevato dal ronzio di Toti (“Alfano è un cane di taglia piccola che abbaia molto”), da un grido di Quagliariello (“se Berlusconi va agli arresti è colpa di Forza Italia”), da un improvviso soffio gentile di Alfano – “a Berlusconi voglio bene e sono con lui” – che increspa dolcemente la superficie immobile e ringhiosa del centrodestra deflagrato in una nebulosa di partiti. Tra loro il confronto è sommesso, caotico, ancora imprendibile. “Quelli di Forza Italia cercano di ammazzarci”, si lamenta Renato Schifani. E Denis Verdini ogni tanto ricorda ai suoi colleghi d’animo più gentile e conciliante, come Paolo Romani, ambasciatore di pace, che “quando si deve comprare un’azienda si aspetta il momento in cui il prezzo è più basso”. E insomma se è vero che Alfano dovrà tornare ad Arcore, pensa Verdini, “è meglio prima aspettare che si schianti alle europee”, per strapparlo a prezzo di saldo. E dunque in apparenza nemmeno i guai giudiziari di Berlusconi, l’attesa per la decisione del Tribunale di sorveglianza di Milano, la suspense per la Camera di consiglio, sembrano sufficienti a superare incomprensioni e rancori, tattica e cinismo, confusione e voglia matta di vendetta. “Continuo a sostenere che Berlusconi sia stato colpito da una sentenza ingiusta e che in Italia non sia lui a dover essere rieducato”, tuìtta, melodiosa, Nunzia De Girolamo, la capogruppo di Alfano. Ma Gaetano Quagliariello non rinuncia alla contabilità delle colpe, rivelando in una scintilla la distanza e l’asprezza, il risentimento nei confronti degli uomini, come Raffaele Fitto e Denis Verdini, che mesi fa interpretarono gli umori più neri del Sovrano di Arcore, nei giorni del divorzio con Alfano e della caduta di Enrico Letta: “Si poteva evitare che Berlusconi perdesse la libertà personale”, dice Quagliariello. “Questo è un dramma che qualche cattivo consigliere lo ha indotto a sottovalutare”.

    Il loro è un gioco in cui lucidità e incoscienza coincidono. “Insieme si vince e separati si perde”, sintetizza Anna Maria Bernini, avvolta dalla sensazione straniante e allarmata “che il centrodestra spezzato diventi uno strano rimorchio del centrosinistra renziano”. Eppure il partito di Alfano e Forza Italia correranno separati alle europee, così come Fratelli d’Italia, e quasi dovunque sarà così anche alle amministrative. In molti comuni, in Emilia Romagna, in Abruzzo, in Toscana, Ncd si è alleato con Matteo Renzi, secondo un principio sintetizzato così, ironicamente, da un senatore siciliano: “Tra un furbo in caduta libera (il Cav.), un furbo pavido (Alfano) e un furbo ribaldo (Renzi), meglio quello ribaldo”. E insomma s’avverte una distanza al momento forse incolmabile tra questi vecchi compagni di partito. E persino le dichiarazioni di solidarietà d’improvviso si compongono in toni apocrifi, falsi, da vetrina. Anche dentro Forza Italia, il partito alle prese con la secessione dei campieri meridionali, con l’addio di Nicola Cosentino, con la rivolta dei feudi della Campania e della Calabria, e con la baruffa sulle liste elettorali per le europee che non prendono forma. “Berlusconi, in questo frangente della sua vicenda umana, prima che politica, ha bisogno di più affetto, rispetto, calore umano e riconoscenza”, dice Riccardo Villari. “Specialmente da quanti hanno beneficiato della sua generosità per affermarsi in politica”. Ma all’estremo limite della resistenza nervosa si crea una zona di calma in cui il giocatore, allo stesso tempo, gioca e si guarda giocare, con una profonda pace. “Il centrodestra vince se è unito”, mormora spesso Fedele Confalonieri. L’istinto di sopravvivenza è il più forte che esista. E le prigioni del Cavaliere, adesso, diventano occasione di battaglia comune. Sulla giustizia.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.