Il Papa non può smentire se stesso

Torna la narrazione che vuole Francesco vittima degli intrighi di una curia cattiva, ma lo schema non regge più. Postilla finale: leggere il n. 251 di "Amoris laetitia"

Matteo Matzuzzi

Da domenica si susseguono indiscrezioni su un'imminente retromarcia del Pontefice rispetto al testo da lui stesso approvato. Si vuole dire che Bergoglio non sa quel che approva in udienza? 

La Chiesa non dispone, né può disporre, del potere di benedire unioni di persone dello stesso sesso nel senso sopra inteso. Il Sommo Pontefice Francesco, nel corso di un’udienza concessa al sottoscritto segretario di questa Congregazione, è stato informato e ha dato il suo assenso alla pubblicazione del suddetto  responsum ad dubium,  con annessa  Nota esplicativa”. E’ importante ricordare questo passaggio contenuto nel comunicato con cui la Santa Sede, lo scorso 15 marzo, ha chiarito che non è consentita la benedizione delle coppie omosessuali. Due le firme in calce, quella del prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il cardinale gesuita Luis Ladaria (nominato da Francesco nel 2017 in sostituzione del cardinale Gerhard Ludwig Müller), uomo integerrimo, leale e di indubitabili capacità, e il segretario della stessa, mons. Giacomo Morandi. E’ importante perché da domenica scorsa, complici alcune frasi pronunciate dal Papa prima dell’Angelus, si susseguono indiscrezioni secondo le quali Francesco sarebbe pronto a una retromarcia rispetto al responsum. O, quantomeno, a una presa di distanza da quanto pubblicato. Ne hanno scritto due autorevoli giornalisti, vicinissimi a Santa Marta, Elisabetta Piqué e Gerard O’Connell. Secondo Piqué, corrispondente della Nación, “il Papa ha criticato il documento della congregazione che lunedì scorso ha creato grande scalpore nel mondo”. O’Connell, che scrive per America magazine, la rivista dei gesuiti statunitensi, ha fornito la stessa lettura: Francesco, all’Angelus, ha preso le distanze dalla Nota dell’ex Sant’Uffizio. Il tutto sarebbe stato confermato da “fonti anonime di rango” che preferiscono restare anonime. Austen Ivereigh, biografo del Pontefice anche lui  vicino alle dinamiche di Santa Marta, ritiene che quel responsum non sarà l’ultima parola di Francesco sul tema: “La cornice e il linguaggio di quel documento non sono suoi. Qualcosa è andato storto durante il processo di approvazione e consultazione”. “Non sarei sorpreso se proprio in questo momento il Papa stesse studiando il modo per riparare il danno”, ha aggiunto, sottolineando che “per gli omosessuali cattolici sarebbe necessario ascoltare direttamente la sua posizione”. Il contesto è quello di cui davamo conto ieri: episcopati interi si sono rivoltati contro il responsum, non pochi sacerdoti assicurano che non obbediranno, vescovi prendono pubblicamente le distanze. E ora, secondo fonti molto vicine al Pontefice, i dubbi di Francesco sulla decisione presa.

 

Ma allora il Papa cos’ha approvato nell’udienza concessa al segretario della congregazione per la Dottrina della fede? A cosa ha detto sì tanto da portare alla pubblicazione del responsum e della Nota esplicativa? Perché non è che ci siano molte alternative: o il Papa ha approvato qualcosa che non aveva ben capito – e quindi la questione non gli è stata presentata bene, e sarebbe grave – o siamo davanti a una retromarcia del Pontefice dovuta all’enorme pressione che anche internamente alla Chiesa si sta esercitando sul Vaticano. A meno che le fonti “anonime” siano, più semplicemente, interessate a creare un fossato tra il Papa e la congregazione per la Dottrina della fede (non sarebbe la prima volta), alimentando screzi e divergenze d’opinione nel tentativo  di “assolvere” Francesco e la narrazione costruita su di lui e rivestendo il cardinale Ladaria e la vecchia curia romana con gli abiti dei poliziotti cattivi. Trama che regge poco, anche perché basta rileggere la Nota per cogliere tutto quello che Jorge Mario Bergoglio ha sempre detto sul tema che, seppure nascosto o poco pubblicizzato, non dovrebbe sconvolgere nessuno. O davvero desta scandalo scoprire che per la Chiesa “non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppur remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”? Non sono, queste, parole di qualche pericoloso retrogrado. E’ Francesco in Amoris laetitia, paragrafo 251.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.