La bolla del vino rosso e il triste revival dell'irish
Nello stesso giorno (e cioè durante il weekend Vinitaly), è giunta una triplice notizia: in Francia c'è la "bolla del vino rosso", negli Stati Uniti il "lusso in bottiglia rischia il grande crack", a Mosca i bevitori di vodka "tradiscono la trasparente bevanda nazionale per il Brunello importato" (fa chic a casa del "nouveau riche", pare). Ma è in crisi o no, il vino?
Nello stesso giorno (e cioè durante il weekend Vinitaly), è giunta una triplice notizia: in Francia c'è la "bolla del vino rosso", negli Stati Uniti il "lusso in bottiglia rischia il grande crack", a Mosca i bevitori di vodka "tradiscono la trasparente bevanda nazionale per il Brunello importato" (fa chic a casa del "nouveau riche", pare). Ma è in crisi o no, il vino? Sia come sia, ci allarma molto la notizia data dallo scrittore norvegese Bill Barich, residente a New York e autore di "Pint of plain", libro sul mondo dei pub. Dice Barich che in tempi di crisi (economica e dunque del vino) il pub è il luogo con più possibilità di ripresa: è lì che prende forma la "conversazione consolante", dice Barich, è lì che chi teme il licenziamento trova un ambiente ovattato, mentre nei bar alla moda (da aperitivo – ci sentiamo chiamati in causa, ohimé) si parla solo per dire: "Me ne dia un altro" (sottinteso: cocktail). Sarà, ma il pub ci sembra tollerabile soltanto dai 18 ai 20 anni, in vacanza a Londra o in qualche isola greca colonizzata dagli irlandesi. Ci permettiamo pertanto di lanciare l'idea di un referendum contro la birra servita in orario aperitivistico.
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