I falsi miti del Salone del Mobile

Marianna Rizzini

    Da romani mezzi milanesi con alle spalle qualche anno di soggiorno milanese, ci permettiamo di segnalare qualche falso mito del Salone del Mobile (che si apre oggi). Detto questo, Il Salone ci piace e da Roma sentiamo pure nostalgia.

    1 Il Salone è il regno dell'aperitivo: VERO E FALSO. E' vero che ogni mobiliere o designer appronta per l'occasione un rinfresco e che tali rinfreschi sono aperitivisticamente all'avanguardia nell'ambientazione, ma raggiungere l'esangue buffet è spesso impossibile (per non parlare del prosecco, unica bevanda servita e inservibile).

    2 Al Salone si rimorchia. FALSO. Troppa gente, troppi studenti, troppi giapponesi ubriachi, troppi nordici belli e disinteressati (mangiano, bevono, presenziano agli aperitivi esangui di cui sopra, guardano e vanno in albergo), troppo stress per trovare un taxi. Diciamo che il rimorchio al Salone è una lotteria: capita a due o tre fortunati du migliaia di partecipanti.

    3 Al Salone l'arte è esaltata. FALSO. L'unica cosa che interessa alle migliaia di frequentatori è appunto l'overdose di aperitivi (esangui o non esangui, ci si va lo stesso). Le mostre ci sono, ma ci vanno le persone che ci sarebbero andate comunque per lavoro o interesse. Il resto è folla in cerca di alcolico (ma il prosecco, per favore, no).

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.