Esportiamo la terrazza
I milanesi (che devono ingegnarsi nell'arte aperitivistica causa condizioni meteorologiche avverse) hanno mostrato alte capacità creative nell'arte della manutenzione della terrazza con narghilè. Durante il Salone del Mobile appena concluso, infatti, il luogo meno affollato (il che non significa deserto: significa frequentato da un numero non insostenibile di avventori) era la terrazza "lounge" di Via Tortona.
I milanesi (che devono ingegnarsi nell'arte aperitivistica causa condizioni meteorologiche avverse) hanno mostrato alte capacità creative nell'arte della manutenzione della terrazza con narghilè. Durante il Salone del Mobile appena concluso, infatti, il luogo meno affollato (il che non significa deserto: significa frequentato da un numero non insostenibile di avventori) era la terrazza "lounge" di Via Tortona. Un sopratetto circondato da impalcature mezze crollate dove però fiorivano, come fiori nel deserto e al ritmo di suoni meravigliosamente tecno, enormi cuscini orientali, materassi decorati e narghilè fumanti, all'occorrenza protetti dalle intemperie da grandi ombrelloni da giardino. Tutto ciò farebbe pensare a un luogo d'elite: alti prezzi e clientela pettinata. O a una riedizione kitsch di un giardino pensile d'età babilonese. Invece no: per pochi euro si poteva bere vino e birra e rimpinzarsi di pizza o paella come sulle migliori spiagge hippie-chic.
Fermo restando che la spiaggia hippie-chic può non piacere ai lettori di questo blog, ci permettiamo di lanciare una mozione per l'esportazione della terrazza con narghilè da Milano a Roma.
Il Foglio sportivo - in corpore sano