La solitudine del lupo
Jodie Picoult
Corbaccio, 406 pp., 18,60 euro
Jodie Picoult, scrittrice statunitense che secondo Stephen King “scrive con semplice genialità”, è stata spesso negli ultimi anni in cima alla classifica dei bestseller del New York Times. Il suo ultimo libro pubblicato in Italia è “La solitudine del lupo”: la storia di Luke Warren, un etologo esperto di lupi che, a seguito di un grave incidente automobilistico, si trova in coma irreversibile attaccato a una macchina per respirare. Dopo anni di lontananze, l’incidente costringe la sua famiglia a riunirsi: l’ex moglie Georgie che si è risposata e ha due gemelli, il figlio Edward che è scappato in Thailandia proprio per liberarsi del padre e la figlia diciassettenne, Cara che era con lui al momento dell’incidente. Come già in alcuni dei suoi precedenti romanzi, anche in questo Picoult affronta un tema complesso e controverso, quello dell’eutanasia e della donazione degli organi. Affidando un capitolo a ogni membro della famiglia, analizza le diverse posizioni, la paura di sbagliare e il dramma che circonda decisioni così terribili. Le pagine più belle sono quelle – in corsivo – in cui Luke Warren descrive le regole per la sopravvivenza del branco di lupi con cui ha vissuto due anni: “Quello che mi hanno sempre chiesto è: come hai fatto ad abbandonare il mondo civile, una famiglia, per andare a vivere nelle foreste del Canada con un branco di lupi selvatici? Come hai potuto rinunciare alle docce calde, al caffè, al contatto umano, alle conversazioni, a due anni della vita dei tuoi figli? (…) Non te ne vai dalla tua famiglia. Ti ritrovi saldamente inserito all’interno di una nuova. Quindi, la vera domanda non è come ho fatto ad abbandonare questo mondo per andare nei boschi. E’ come ho fatto a tornare indietro”. Luke mette a confronto le sue due famiglie e così le vicende del branco rispecchiano quello che accade ai suoi famigliari che, divisi ancora una volta, cercano di sopravvivere a ciò che capita. Se si crea una forte instabilità tra i lupi quando un lupo alfa (il capobranco) muore o decade nel branco, la stessa situazione si determina quando i medici dichiarano che il padre non ha molte speranze di risvegliarsi dal coma, e i figli devono decidere se mantenerlo in vita artificialmente o lasciarlo andare.
Cara ed Edward hanno opinioni diverse. Cara, che vive con il padre, è sicura che si riprenderà e vuole continuare a occuparsi di lui per non abbandonarlo mentre Edward, forse anche per chiudere di nuovo con il passato, vuole “staccare la spina” e donare gli organi. Gli indiani abenaki raccontano che, se un cacciatore e un orso versano ciascuno il sangue dell’altro, diventano la stessa persona e che dopo, “qualunque cosa accada, il cacciatore non sarà mai capace di colpire l’orso, e l’orso non potrà mai uccidere quella persona”. Ed è così che i due fratelli si combattono, tra colpi di scena e segreti inconfessati che si svelano, fino a comprendere entrambi che “la vera forza di un lupo non sta nelle sue tremende mandibole, che possono stringere con una pressione di oltre cento chili per centimetro quadrato. La vera forza di un lupo sta nell’avere quella capacità e sapere quando non usarla”. In questo romanzo si imparano molte più cose dai lupi che dagli esseri umani. Il diario di Luke che doveva, forse, costituire lo sfondo alle vicende narrate dalla sua famiglia, rappresenta invece l’elemento essenziale del libro e anche il più appassionante perché “quando sei un lupo, vivi ogni giorno come se fosse l’unico che hai”. Come annota la stessa Picoult, la storia di Luke Warren è ispirata alla vita dell’inglese Shaun Ellis, che studia i lupi e il loro comportamento e che ha realmente vissuto diciotto mesi in un branco dell’America del nord. Per imparare a sopravvivere, quindi, meglio leggere anche il suo libro, “L’uomo che parlava con i lupi” (Rizzoli).
LA SOLITUDINE DEL LUPO
Jodie Picoult
Corbaccio, 406 pp., 18,60 euro