IL DIRITTO DI UCCIDERE

Mariarosa Mancuso

Il dilemma dietro al film è sviscerato da David Edmonds nel suo saggio “Uccideresti l’uomo grasso?” (i filosofi non vengono licenziati per un po’ di ciccia, sul libro uscito da Raffaello Cortina dopo il punto di domanda viene la spiegazione “Il dilemma etico del male minore”). Trattasi di esperimento mentale, funziona così: “Siete su un cavalcavia accanto a un uomo grasso, un carrello ferroviario senza macchinista che punta su cinque persone legate ai binari. L’uomo pesa abbastanza per fermare il carrello, e salvare cinque vite sacrificandone una. Buttereste giù l’uomo grasso?” (non vale fare domande realistiche, è un esperimento mentale come Achille e la Tartaruga, nessuno ha mai visto un Achille arrancare dietro una Tartaruga). Il regista australiano – primo film, nel 2005, “Il suo nome è Tsotsi”, un giovanotto ruba una macchina con dentro un moccioso; poi Hollywood e supereroi –  ambienta a Nairobi la sua versione con i droni. Richiamando così un altro dilemma: “Per diventare ricchissimo, e se fosse possibile farlo con la sola forza del pensiero, uccideresti un vecchio mandarino in Cina?” (lo inventò Balzac, attribuendolo a Rousseau, e da allora se ne discute). Male minore, responsabilità, il sogno di una guerra chirurgica, danni collaterali. Tutto casca addosso al colonnello dell’esercito britannico Helen Mirren, che con l’appoggio Usa conduce l’operazione. I cattivi sono stati localizzati, la regola d’ingaggio impone di prenderli vivi (non sono neppure tutti kenioti, una terrorista ha abbracciato l’islam e il jihad a Londra, quando aveva 15 anni). Ma spunta la pistola fumante: un arsenale, cinture esplosive, la telecamera per girare il video di rivendicazione. Vede tutto una civetta meccanica telecomandata dalla base locale dell’operazione (lui sì che rischia la pelle). Una ragazzina si mette di mezzo, piazzando il suo banchetto con le pagnotte da vendere vicino al bersaglio. Comincia il palleggio delle responsabilità – prevedibile e un po’ di scuola – mentre i suoi occhioni fanno da controcanto alle beghe tra politici, militari, analisti. Falsando l’esperimento: gli spettatori teneri di cuore palpitano, gli altri si sentono un po’ manipolati.

 

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