Il caso de Mattei
Lo storico Roberto de Mattei non immaginava che la riflessione da lui fatta dai microfoni di Radio Maria una settimana fa, nel corso di una rubrica mensile intitolata alle radici cristiane, sarebbe stata usata per chiedere le sue dimissioni dalla vicepresidenza del Consiglio nazionale delle ricerche, per incompatibilità tra le idee espresse in quella occasione e il ruolo scientifico che la sua carica presuppone.
Lo storico Roberto de Mattei non immaginava che la riflessione da lui fatta dai microfoni di Radio Maria una settimana fa, nel corso di una rubrica mensile intitolata alle radici cristiane, sarebbe stata usata per chiedere le sue dimissioni dalla vicepresidenza del Consiglio nazionale delle ricerche, per incompatibilità tra le idee espresse in quella occasione e il ruolo scientifico che la sua carica presuppone. Rilanciate dall'Unione atei e agnostici razionalisti, le parole di De Mattei sono diventate, in un titolo della Stampa, l'affermazione che “il terremoto è un castigo di Dio”: “Il suo, insomma, è un punto di vista non particolarmente basato sulla scienza – ha scritto la giornalista Flavia Amabile – ed è abbastanza comprensibile: se si legge il suo curriculum si nota che non è uno scienziato ma uno storico con evidenti radici cattoliche”.
E' il professor De Mattei a spiegarci che “i temi da me trattati da un anno nella rubrica su Radio Maria, da privato cittadino e ovviamente senza che sia mai stato citato il mio ruolo al Cnr, sono di carattere religioso. Mercoledì scorso ho parlato del mistero del male, accostando due episodi di sofferenza: il terremoto giapponese e l'assassinio del ministro pachistano cristiano Shahbaz Bhatti, un male indipendente dalla volontà dell'uomo e un male originato dalla persecuzione e dall'odio umano. Ho detto testualmente che non c'è male morale nel terremoto perché il terremoto viene dalla natura, che è in sé buona, è creata da Dio, e se Dio permette i terremoti e altre sciagure, esistono ragioni che egli conosce e che noi non conosciamo”.
De Mattei ha ripreso alcuni passi di quanto monsignor Orazio Mazzella, arcivescovo di Rossano Calabro, pubblicava in un libriccino all'indomani del terremoto di Messina, nel 1908. “Mazzella, a proposito del male inspiegabile, della catastrofe che colpisce indiscriminatamente, faceva una serie di ipotesi. La prima è che attraverso queste sciagure Dio ci stacca dai beni della terra e ci fa sollevare gli occhi al cielo. Una seconda ipotesi – ipotesi, non sentenza – è quella della punizione, una terza è che attraverso la sofferenza e il sacrificio le anime hanno la possibilità di unirsi a Dio. Ho aggiunto che l'unica cosa certa, per noi credenti, è che una ragione per Dio c'è, anche se non ci è dato comprenderla. Tutto ciò che accade ha un senso”.
Si rimprovera a De Mattei il passaggio in cui dice, sempre citando Mazzella, che “ci accorgeremo che per molte di quelle vittime, che compiangiamo oggi, il terremoto è stato un battesimo di sofferenza che ha purificato la loro anima da tutte le macchie, anche le più lievi, e grazie a questa morte tragica la loro anima è volata al cielo prima del tempo perché Dio ha voluto risparmiarle un triste avvenire”. Le riflessioni di De Mattei – al quale, inoltre, non si perdona di aver organizzato tempo fa un convegno di studiosi antidarwinisti – sono senza dubbio faticose da sentir pronunciare, ed è comprensibile che per molti siano inaccettabili. Ma che c'entra l'indegnità “scientifica” del vicepresidente del Cnr?
De Mattei dice che “dovrebbe essere evidente che un credente, come io sono, all'interno di una meditazione dettata dalla fede (è una colpa?) abbia il diritto di ricordare quello che la dottrina cattolica, il magistero dei padri e dei dottori della chiesa, degli stessi Pontefici, ripete da sempre: Dio non ha creato il mondo per disinteressarsene”. Il problema, secondo lui, è che “chi chiede le mie dimissioni vuol fare passare il principio che un cattolico non possa svolgere funzioni pubbliche. Chi crede nel dogma dell'Immacolata Concezione non potrà quindi mai più insegnare all'Università? Chi fa la comunione, e quindi crede nella transustanziazione, dovrà nascondere la propria fede perché ‘antiscientifica'? Gli insegnanti credenti che svolgono un ruolo pubblico, non potranno più andare a parlare di ciò in cui credono alla radio, cattolica o meno?”.
A De Mattei è arrivata la solidarietà di un ricercatore laico, lo storico del Cnr Luca Codignola, che sull'Occidentale ha denunciato la “petizione di benpensanti progressisti” che vogliono le sue dimissioni. Einstein diceva che Dio non gioca a dadi con l'universo, il grande genetista cristiano Francis Collins ha scritto che la scienza è per lui una “opportunità di preghiera”. Da declassare anche loro? “E' evidente – conclude De Mattei – che qualcuno sogna una specie di dhimmitudine laicista: sei credente? Bene, purché te ne rimanga in chiesa; senza occupare spazi pubblici né pretendere di parlare pubblicamente delle tue convinzioni”.
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