Innovazione, semplificazione, visione e frugalità creativa: i princìpi filosofici di Bezos detti con parole sue

Redazione

"Ovviamente ci saranno dei cambiamenti al Post nel corso dei prossimi anni. Questo è essenziale e sarebbe successo con  o senza una nuova proprietà. Internet sta trasformando quasi tutti gli elementi del ciclo delle notizie, prosciugando fonti di guadagno per molto tempo considerate affidabili e permettendo nuovi tipi di competizione, alcuni dei quali non comportano costi in termini di raccolta di notizie. Non c’è una mappa e trovare un sentiero di fronte a noi non sarà facile. Dovremo inventare, il che significa che dovremo sperimentare.  La nostra pietra di paragone saranno i lettori, cercare di capire cosa interessa loro – governo, leader locali, aperture di ristoranti, affari, non profit, governatori, sport – e muoverci a ritroso da lì".

    "Ovviamente ci saranno dei cambiamenti al Post nel corso dei prossimi anni. Questo è essenziale e sarebbe successo con  o senza una nuova proprietà. Internet sta trasformando quasi tutti gli elementi del ciclo delle notizie, prosciugando fonti di guadagno per molto tempo considerate affidabili e permettendo nuovi tipi di competizione, alcuni dei quali non comportano costi in termini di raccolta di notizie. Non c’è una mappa e trovare un sentiero di fronte a noi non sarà facile. Dovremo inventare, il che significa che dovremo sperimentare.  La nostra pietra di paragone saranno i lettori, cercare di capire cosa interessa loro – governo, leader locali, aperture di ristoranti, affari, non profit, governatori, sport – e muoverci a ritroso da lì. Sono entusiasta e ottimista per le possibilità di inventare”, ha scritto il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, ai dipendenti del Washington Post.

    Nella lettera agli azionisti del 2012 ha scritto che “l’inventiva si articola in molte forme e proporzioni. Le invenzioni più radicali e rivoluzionarie sono spesso quelle che danno la possibilità agli altri di liberare la loro creatività e di seguire i loro sogni” E ancora: “Insisto sulla natura ‘self-service’ delle nostre piattaforme perché è importante per una ragione che in qualche modo non è ovvia: anche i ‘gatekeeper’ con buone intenzioni rallentano l’innovazione. Quando una piattaforma è self service, anche le idee più improbabili possono essere testate, perché nessun ‘gatekeeper’ potrà dire ‘non funzionerà mai!’ e, indovinate un po’, molte di queste idee improbabili funzionano, e la società giova di questa varietà”. La filosofia aziendale dell’uomo che è “sempre stato all’intersezione fra i computer e tutto ciò possono rivoluzionare si riassume in un motto: “Esistono due tipi di aziende: quelle che vogliono far pagare di più i clienti e quelle che vogliono far pagare meno. Noi siamo un’azienda del secondo tipo”. Altro adagio sulla stessa linea: “Ci sono due modi per estendere un business: fare un inventario delle tue risorse e proporre cose che sai fare; oppure capire di cosa hanno bisogno i tuoi clienti e andare a ritroso, anche se questo richiede di imparare nuove competenze”.

    Quest’anno agli azionisti di Amazon ha scritto non una comunicazione annuale, ma un manifesto filosofico sulla necessità di avere una visione di lungo periodo: “I nostri investimenti in Prime, Amazon web service, Kindle, media digitali e strumenti per il consumatore sembrano  ad alcuni troppo generosi, indifferenti per gli azionisti o addirittura in contraddizione con la natura di un’azienda che deve fare profitti. ‘Amazon, per quello che vedo, è un’organizzazione caritatevole guidata da elementi della comunità d’investimento per il bene dei consumatori’, scrive un osservatore esterno. Ma io non penso che sia così. Per me, dare al pubblico innovazioni  con il contagocce e tempismo studiato sarebbe troppo furbo. Sarebbe rischioso in un mondo che si muove velocemente come quello in cui viviamo. Penso che il pensiero a lungo termine sia la quadratura del cerchio. Soddisfare attivamente i clienti genera fiducia, la quale genera più possibilità di business per questi clienti, anche in nuove aree di mercato. Se abbracci una visione di lungo periodo gli interessi dei clienti e degli azionisti tenderanno ad allinearsi”. Detto altrimenti: “La mia visione è che ogni compagnia abbia bisogno di una visione di lungo periodo”.

    L’imprenditore originario del New Mexico sostiene che l’innovazione è un’energia inesauribile: “Se la pensi nei termini della corsa all’oro, adesso sarai parecchio depresso, perché l’ultima pepita d’oro è scomparsa da un pezzo. La cosa buona è che con l’innovazione non c’è un’ultima pepita. Ogni cosa nuova genera due nuove domande e due nuove opportunità”.
    Accanto al filone dell’innovazione, Bezos ha sempre sostenuto l’importanza della “mission” e dei princìpi: “Credo fortemente che i missionari facciano prodotti migliori. Ci tengono di più. Per un missionario non è soltanto una questione di business. Deve esserci un business, e deve essere sostenibile in qualche modo, ma non è il motivo per cui lo fai. Lo fai perché  c’è qualcosa di significativo che motiva il tuo gesto”. I principi sono alla base della sua scelta di finanziare, assieme alla moglie, le associazioni gay dello stato di Washington con 2,5 milioni di dollari o di condannare certe pratiche: “La cosa che mi offende di più è vedere le banche che cercano di convincerti a fare un secondo mutuo per andare in vacanza. Questo è malvagio”. L’acquisto di un giornale in difficoltà come il Post s’accorda bene con la frugalità creativa alla quale Bezos si ispira: “La frugalità guida l’innovazione come tutte le altre costrizioni. Uno degli unici modi per uscire da una piccola scatola è inventare un modo”. Non si sa ancora, invece, come Bezos interpreterà nel mondo delle news l’ossessione per la semplificazione dell’esperienza dei clienti, il modello “all you can eat” che il 49enne predilige perché “è più semplice”.