Sì, conviene a tutti
Legalizzare? Conviene che il legislatore trovi il metodo più redditizio per farlo. Legiferare, come in passato, con provvedimenti repressivi è stato costoso e fallimentare, nonostante i massimi sforzi delle forze dell’ordine nell’attività di contrasto. Il governo Monti nel 2012 aveva studiato le ricadute della legalizzazione contemplando la vendita di cannabis e derivati ad adulti consapevoli con lo stesso regime normativo e fiscale applicato a tabacchi e alcolici: 8 miliardi di gettito annuo se l’imposizione è pari a tre quarti del prezzo all’acquisto. E’ conveniente l’emersione di una nicchia nei settori agricolo e dei servizi basata sui cannabinoidi, sostanza illecita più consumata in Europa e in Italia, su cui lo stato deve poter esercitare legittima pretesa di riscossione e di controllo. I proventi potrebbero essere impiegati ad esempio per edilizia scolastica o per gestire tossicodipendenze gravi e aiutare chi consuma a smettere; il cattolico Portogallo investe così i risparmi derivati dalla decriminalizzazione. O per potenziare le attività di contrasto su droghe antiche e sintetiche, eroina e cocaina, e su una gamma potenzialmente infinita di droghe contemporanee, rapide da sintetizzare. La diffusione di droghe chimiche, metamfetamine e stimolanti (mdma, ecstasy), sta raggiungendo livelli preoccupanti per le Nazioni unite. Il consumo giovanile cresce nei paesi nordeuropei. I laboratori clandestini dove si producono queste sostanze potenzialmente letali sono complicati da individuare e neutralizzare: la Yakuza, consorteria mafiosa giapponese, ha trafficato da Istanbul amfetamine prodotte in Iran e destinate al Giappone. Torniamo all’Italia.
Alcuni migranti e certe enclave rom, in somma parte dei pària nella gerarchia castale gitana, sono coinvolti nello spaccio. Negare loro la possibilità di guadagnare illegalmente può costituire sia un disincentivo a dipendere da un’attività criminale stabile in Italia, sia un incentivo a impiegare energie e conoscenze in attività legali e produttive (ammesso che il commercio di massa venga tolto alla criminalità). L’Italia è un narcostato dove si consuma e si traffica; porta d’ingresso in Europa dall’Africa. Ciò rende difficile istituire punti vendita autorizzati e quindi generare un indotto generoso. In alcune città la malavita governa il commercio di narcotici: iniziative legali rischiano di essere viste come una minaccia e i negozi avrebbero vita difficile o richiederebbero sicurezza militare pubblica o privata. Sarà necessario sottrarre quote di mercato e risorse umane alla criminalità organizzata facendole fruttare e insieme incanalare un movimento collettivo, diffuso in occidente, che sta raggiungendo una significativa massa critica in Europa. “Legalize it” (cit.).
Il Foglio sportivo - in corpore sano