Lascia la commissione anti pedofili Marie Collins, quella che dava lezioni al Papa su come punire i vescovi
Dopo averle minacciate più volte, sono arrivate le dimissioni dell'ultima vittima di abusi sessuali da parte di membri del clero ancora presente nell'organismo. Puntando l'indice contro la Dottrina della fede
Roma. E alla fine, dopo aver minacciato innumerevoli volte le dimissioni, Marie Collins il grande passo l'ha fatto davvero. Dimissioni irrevocabili dalla carica di membro della Commissione pontificia per la protezione dei minori, guidata dal cardinale arcivescovo di Boston Sean O'Malley.
Collins ha fatto pervenire un po' ovunque un comunicato in cui illustra le motivazioni che l'hanno portata a dimettersi. "Nonostante il Santo Padre abbia approvato tutte le raccomandazioni fattegli dalla Commissione, vi sono stati costanti ostacoli. Ciò è stata la causa diretta della resistenza di alcuni membri della Curia vaticana al lavoro della commissione. La mancanza di cooperazione, in particolare del dicastero più direttamente coinvolto nell'affrontare i casi di abuso, è stata vergognosa".
La signora Collins, che in passato era stata vittima di abusi sessuali e in questi ultimi anni era stata molto presente sui media, tra interviste e commenti vari a ogni indagine su membri del clero coinvolti in casi di presunti abusi sessuali, punta il dito direttamente contro la congregazione per la Dottrina della fede. In particolare, scrive la dimissionaria, "alla fine dell'anno scorso una semplice raccomandazione, approvata da Papa Francesco, è andata a questo dicastero per un piccolo cambiamento di procedura nel contesto della cura delle vittime e dei sopravvissuti. A gennaio ho saputo che quel cambiamento è stato rifiutato". Non solo, perché "è stata rifiutata anche una richiesta di cooperazione su un tema fondamentale del lavoro della commissione in merito alla salvaguardia".
Collins era l'unica vittima di abusi rimasta all'interno della commissione istituita tre anni fa dal Papa. Dodici mesi fa aveva gettato la spugna Peter Saunders, che si era scagliato contro il cardinale George Pell, prefetto della Segreteria per l'Economia, invischiato in inchieste circa la copertura di abusi sessuali da parte di ecclesiastici per vicende accadute tempo fa in Australia.
Marie Collins oggi loda e ringrazia il Papa per la sua azione e il suo sostegno, peccato che fosse stata proprio lei nel 2015, ad appoggiare la gazzarra che avvenne nella cattedrale di Osorno, con il vescovo nominato da Francesco (mons. Juan Barros) accolto tra urla, lanci di oggetti, strattonamenti, cori, sventolio di bandiere. La sua colpa sarebbe stata quella di aver coperto diversi abusi sessuali commessi molti anni prima da padre Fernando Karadima, poi condannato dalla congregazione per la Dottrina della fede. Il Vaticano rifiutò di destituire il presule, ma a giudizio di Collins il Papa avrebbe dovuto rimuovere il vescovo, anche se non coinvolto negli atti criminali: "Potrebbe essere stato a conoscenza dei fatti senza fare nulla. E questo è abbastanza". Anche allora (due anni fa), la signora minacciò le dimissioni. Proprio insieme a Saunders, secondo cui il Pontefice era arrivato a dare "un apparente appoggio alle botte per i bambini".