Il sì a Medjugorje del delegato papale crea un bel problema in Vaticano
"Apparizioni approvate entro l'anno". I dubbi di Francesco
Roma. “Tutto fa credere che le apparizioni saranno riconosciute, forse entro la fine di quest’anno”. Le apparizioni in questione sono quelle della Madonna a Medjugorje che ininterrottamente procedono dal 1981, e a parlare così a un’agenzia cattolica polacca è stato l’arcivescovo Henryk Hoser, l’inviato speciale che Francesco ha mandato lo scorso inverno in Bosnia con compiti “esclusivamente pastorali”. Ed è questo il primo punto rilevante: come aveva fatto sapere la Santa Sede a febbraio – e come aveva sottolineato più volte lo stesso prelato – la missione di mons. Hoser aveva lo scopo di acquisire più approfondite conoscenze della situazione pastorale di quella realtà e soprattutto delle esigenze dei fedeli che vi giungono in pellegrinaggio”. Niente a che vedere con le apparizioni, anche perché sul delicato tema da anni ormai il Papa ha in mano la corposa relazione preparata dalla commissione speciale guidata dal cardinale Camillo Ruini che, dopo aver studiato la storia delle presunte apparizioni e aver ascoltato diversi testimoni, ha concluso che un giudizio positivo può essere dato sulle primissime apparizioni, mentre sul resto è meglio soprassedere, anche perché formalmente ancora in corso. “Mi trattengo dal giudizio, perché questo non è il mio compito”, ribadiva Hoser solo pochi mesi fa mettendo piede sulla collina bosniaca. In Vaticano, a ogni modo, s’è sempre preferito mantenere un prudente silenzio sulla questione. Francesco disse ai giornalisti che una decisione “a breve” (era il giugno del 2015) sarebbe stata comunicata, ma da allora non si è di fatto saputo più nulla. Fino, appunto, alla netta presa di posizione dell’inviato papale, che oltre ad aver preannunciato il positivo verdetto vaticano, ha anche detto che “sarebbe difficile prendere una decisione diversa perché è impossibile per sei veggente mentire per trentasei anni. Quanto essi dicono è significativo”.
Mai, prima d’ora, un delegato papale s’era spinto a sostenere le posizioni dei veggenti, soprattutto se il primo a essere dubbioso circa l’attività dei veggenti è il Papa in persona. “La relazione Ruini – diceva Bergoglio ai giornalisti lo scorso maggio, tornando dal viaggio a Fatima – afferma che si devono distinguere le prime apparizioni, che erano ragazzi. La relazione dice che si deve continuare a investigare quelle. Sulle presunte apparizioni attuali, la relazione presenta i suoi dubbi. Io personalmente – sono parole del Pontefice – sono più cattivo, preferisco la Madonna Madre che non la Madonna capo di ufficio telegrafico che ogni giorno invia un messaggio. E queste presunte apparizioni non hanno tanto valore: questo lo dico come opinione personale. Chi pensa che la Madonna dica: venite, quel tal giorno alla tal ora darò un messaggio a quel veggente? No”. Mons. Hoser invece conta sulla buona fede di chi dal 1981 sostiene di ricevere messaggi da Maria e spiega che se da un lato “bisogna essere cauti su ogni aspetto, come la possibilità di problemi psicologici dei veggenti, è altrettanto vero che essi sono stati esaminati da specialisti, psichiatri e psicologi e non sono malati” e “nessuno di loro è passato attraverso una crisi di fede”. Hoser ha anche preso le distanze dal vescovo di Mostar, Ratko Peric, che solo qualche mese fa bocciava (di nuovo) in toto la relazione della commissione Ruini, definendo false anche le prime sette apparizioni perché fondate su enormi falle dottrinali. Lo scorso marzo, con una nota ufficiale, mons. Peric diceva che “quella figura femminile che sarebbe apparsa si comporta in modo del tutto diverso dalla vera Madonna, la Madre di Dio. Non parla per prima; ride in maniera strana; a certe domande scompare e poi di nuovo ritorna; obbedisce ai ‘veggenti’ e al parroco che la fanno scendere dal colle in chiesa sebbene controvoglia. Non sa con sicurezza per quanto tempo apparirà; permette ad alcuni presenti di calpestare il suo velo steso per terra, di toccare la sua veste e il suo corpo. Questa – scriveva il vescovo di Mostar – non è la Madonna evangelica”.
La posizione del delegato, che inevitabilmente mette in una posizione delicata la Santa Sede, si pone sulla scia di quella più volte ripetuta tra gli altri dal cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, che raccomandava di guardare il numero delle conversioni scaturite dopo un pellegrinaggio a Medjugorje prima di decidere in merito. A queste, mons. Hoser aggiungeva le 37 milioni di comunioni e le 600 vocazioni sacerdotali e religiose maturate.
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