Nigel Farage (foto LaPresse)

La diplomazia post veritativa spiegata da Farage

Maurizio Crippa

Il suo linguaggio possiede qualcosa di illuminante, che ha ribaltato il discorso diplomatico

Nigel Farage, un po’ come De Luca, chi gli piace e chi no. Ma indubbiamente è un protagonista della rivoluzione linguistica post veritativa che sta riportando alle sue fondamenta basic il tradizionale, forse antiquato, modo di comunicare. Un po’ come Beppe Grillo e la sua scrofa ferita. Meno immaginifico, Farage ieri ha definito una cloaca (“cesspit”) politica Downing Street, e probabilmente molti rivoterebbero Brexit anche solo per questo. Ma siccome le parole tengono dietro alle cose, e determinano i modi delle relazioni, il linguaggio di Farage possiede qualcosa di illuminante. Ieri il suo amico Trump, che il linguaggio ha già rivoluzionato, ha dato un altro colpetto al comune senso delle relazioni diplomatiche. Ha fatto un tuìt: “A molta gente piacerebbe se @Nigel_Farage diventasse ambasciatore della Gran Bretagna negli Stati Uniti, farebbe un gran lavoro”.

 

Da Londra hanno risposto piccati, “l’ambasciatore britannico a Washington esiste per difendere i nostri interessi negli Stati Uniti, non gli interessi americani in Gran Bretagna. Non possiamo permettere che capi di stato stranieri decidano chi debba essere il nostro ambasciatore”. Ma è una risposta che sa di stantio e di vecchie buone maniere, in un mondo il cui il linguaggio diplomatico è ormai stato ribaltato e il conflitto di interessi può esprimersi tranquillamente in un tuìt, senza nascondimenti. Del resto è storia antica, aveva iniziato il Cav. Solo che lui adesso, al massimo, chiede un posto per Galliani.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"