Le borse tengono, niente "lunedì nero"
Piazza Affari segna più 1,71 per cento. Positivi anche i titoli bancari. Spread fermo intorno a 170 punti
Il lunedì nero per le borse, dopo l'esito del referendum costituzionale di ieri, non c'è stato. I mercati europei hanno aperto anzi in moderato calo, con Piazza Affari che in un primo momento ha segnato il meno 1,71 per cento ma che poi ha invertito la tendenza ed è passata in positivo. Attualmente appare molto volatile, con il settore bancario che caratterizza una seduta abbastanza mista.
Il risultato uscito dalle urne non ha insomma gettato nel panico gli investitori: anzi, i mercati guardano con attenzione alla capacità dell'Italia di reagire alla crisi politica e si aspettano una tabella di marcia post-voto veloce. Insomma, non solo avevano in qualche modo già messo in conto una vittoria dei No, ma considerano positivo l'annullamento del viaggio a Bruxelles per l'attesa riunione dell'Eurogruppo del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoen. Il ministro è infatti considerato il garante dei conti pubblici italiani e l'uomo in grado di traghettare in salvo il sistema bancario in difficoltà. Discorso a parte infatti per il settore finanziario i cui titoli sono i più esposti all'incertezza politico-istituzionale: Unicredit, che ha avviato con Amundi il negoziato in esclusiva per la cessione di Pioneer, flette dello 0,48 per cento, mentre Intesa Sanpaolo sale dell'1,88 per cento, Mediobanca più 0,67 per cento, Generali più 1,79, Bper più 3,49, Ubi più 2,01. In rialzo anche Mps che, dopo una sbandata iniziale, segna un più 2,26 per cento dimostrando che il mercato crede nel percorso di salvataggio anche dopo l'esito referendario: oggi sono attesi i risultati definitivi della conversione dei bond in azioni dell'istituto (ha già superato il miliardo di euro fissato quale soglia minima dall'istituto). Sempre in giornata, sono in calendario gli incontri tra il management dell'istituto, i consulenti di Jp Morgan e Mediobanca, e gli advisor dei potenziali investitori per fare il punto sul post referendum in vista delle prossime tappe del percorso di risanamento, ovvero l'ingresso nel capitale di uno o più anchor investor e l'avvio dell'aumento di capitale su cui probabilmente si pronuncerà il cda della compagnia convocato per domani a Siena.
I mercati scommettono insomma su una soluzione rapida e chiara e su una figura al livello della situazione, che possa garantire una soluzione di continuità al comparto bancario. Sul temuto effetto dell'esito del referendum, è intervenuta anche S&P Global Ratings secondo cui il risultato delle urne "non avrà impatto per ora" sul rating sovrano dell'Italia. Secondo l'agenzia "avrebbe avuto effetti benefici dal punto di vista della stabilita' politica". Tuttavia "l'esito negativo del referendum di ieri non avrà un impatto immediato sul rating perché non implica cambiamenti a breve nelle politiche economiche e di bilancio del paese".
E mentre arrivano segnali di fiducia dall'Europa, per quanto riguarda lo spread, il differenziale tra Btp decennali e omologhi tedeschi resta fermo intorno a 170 punti, dopo una fiammata a quota 178. Si colloca così a 169,9 punti, dai 163 punti delle chiusura di venerdì scorso. Il rendimento risale al 2 per cento, dopo un massimo al 2,06 ore cento. Secondo gli esperti la Bce non sta intervevendo sul mercato dei titoli di stato, ma lo scudo preannunciato da Francoforte in caso di volatilità sta comunque facendo da deterrente.
tra debito e crescita