Il polverone delle fake news si sposta sulla Germania e su Merkel
Ecco come funzionano gli attacchi contro la cancelliera tedesca e le prime proposte della sua offensiva
Roma. Nella sua intervista al Times e alla Bild, il presidente eletto Donald Trump ha parlato con particolare attenzione di due leader internazionali: del presidente russo Vladimir Putin e della cancelliera tedesca Angela Merkel. Saranno loro, ha detto Trump, i due leader di cui si fiderà di più fin dall’inizio del suo mandato, l’uno per affinità comprovate, l’altra perché “guardi l’Unione europea ed è la Germania”, l’Europa “praticamente è un veicolo per la Germania”. Il fatto che Trump abbia citato Merkel e Putin è sintomatico, perché i due, agli occhi dell’occidente, rappresentano un set di soluzioni, ideali e valori contrapposti.
Merkel è considerata l’ultimo bastione di un occidente liberale e imperniato sui rapporti atlantici, specie ora che Obama sta per uscire di scena e la Francia è paralizzata nelle sue debolezze; Putin, al contrario, è visto come l’autore della più grande operazione sovversiva dai tempi della Guerra fredda contro l’occidente – e dunque contro Merkel, che di quest’occidente è l’ultimo difensore. Quest’operazione non organica è fatta di disinformazione, di hackeraggi, di spionaggio e di fake news, e dopo aver cercato di influenzare le elezioni politiche americane adesso si sta abbattendo sulla Germania. In un articolo uscito nel fine settimana su BuzzFeed, Craig Silverman e Alberto Nardelli hanno raccontato come una nebulosa di siti internet e profili social portatori di propaganda e notizie false – simile a quella che ha scatenato il fenomeno delle fake news in America – stia crescendo in Germania, in vista delle elezioni di quest’anno. Il fenomeno preoccupa il governo di Berlino, e anche Facebook ha annunciato che correrà ai ripari.
Con un metodo simile a quello già applicato per la Germania – e per l’Italia, dove il focus era però sul Movimento 5 stelle – BuzzFeed ha analizzato i 40 articoli dedicati alla Merkel (i primi 20 in inglese e i primi 20 in tedesco) che nel corso del 2016 hanno ricevuto più condivisioni su Facebook – sintomo, va ricordato, di viralità ma non necessariamente di letture. La stragrande maggioranza di questi articoli appartiene alla categoria delle fake news: notizie false o parzialmente false, rimasticate con elementi verosimili e impacchettate con titoli scioccanti e accattivanti, che solleticano l’indignazione da tastiera e la condivisione impulsiva.
Alcuni dei siti distributori di queste fake news sono gli stessi che hanno operato durante la campagna elettorale americana; altri sono autoctoni e spesso legati ai movimenti di estrema destra locali, come il partito populista Alternative für Deutschland; altri, infine, lasciano supporre, pur senza dimostrarlo, un qualche tipo di legame con la Russia. Uno dei siti più condivisi tra quelli analizzati è Anonymousnews.ru, che alterna propaganda filorussa a teorie del complotto come quella secondo cui l’undici settembre sarebbe stato opera della Cia, e che di recente ha iniziato a dirigere i suoi attacchi alla cancelliera tedesca. Anonymousnews.ru ha diffuso storie come quella secondo cui i rifugiati accolti in Germania usavano il wifi libero per cercare pornografia zoofila, o come quella di un ufficiale tedesco della Nato pizzicato a collaborare con l’Isis. Quest’ultima fake news è stata ripresa anche dal canale televisivo russo Rt, una delle fonti mainstream di propaganda del Cremlino. L’origine degli articoli più critici, ovviamente, riguarda la politica di accoglienza dei migranti messa in atto dalla Germania a partire dal 2015 e definita da Trump nella sua intervista “un errore catastrofico”. Nella classifica degli articoli più condivisi sulla Merkel ci sono anche molte news pubblicate da tabloid inglesi, non esplicitamente false ma fuorvianti, sensazionaliste e antipatizzanti. Alla fine, nel conteggio delle news più condivise quelle non esplicitamente anti Merkel si contano sulle dita di una mano.
Che il polverone delle fake news si stia per spostare sulla cancelliera tedesca lo mostra anche il comportamento dei troll sui social network, i quali hanno iniziato a spostare sulla Merkel il loro obiettivo. In particolare a partire dall’attentato al mercato di Natale a Berlino, alcuni dei più importanti account Twitter pro Trump hanno iniziato a diffondere propaganda anti Merkel. E’ cresciuta anche l’attività di bot, account automatici senza una persona dietro, che condividono e diffondono fake news anti Merkel. Questa – l’uso dei bot, non la diffusione di fake news – è una strategia comunicativa che per esempio AfD ha annunciato pubblicamente di voler perseguire durante la campagna elettorale. Il governo tedesco teme da mesi che una campagna coordinata di propaganda e fake news possa influenzare e inquinare il discorso pubblico nei mesi elettorali, e ha concentrato la sua azione su Facebook, trampolino di lancio per eccellenza di tutte le fake news.
All’indomani della vittoria di Trump in America, Merkel esordì chiedendo al social network di Mark Zuckerberg di rendere pubblico il modo in cui funziona il suo algoritmo, accusato di favorire la diffusione di falsi. La pressione nei confronti di Facebook è continuata per mesi, con le dichiarazioni di Merkel che si alternavano a quelle – spesso minacciose – del ministro della Giustizia Heiko Maas, che ancora domenica diceva che “non è nell’interesse di Facebook” essere il veicolo di fake news. Lo scorso mese, il governo ha messo in cantiere una legge per multare fino a 500 mila euro i social network che distribuiscono fake news. Per rispondere alle richieste del governo, Facebook ha annunciato domenica che inizierà in Germania prima che in qualunque altro paese europeo una versione pilota del suo programma anti fake news, pensato originariamente per placare le polemiche in America. A breve gli utenti di Facebook tedeschi potranno segnalare le notizie che ritengono false e sottoporle automaticamente al controllo di un gruppo di fact checker tedesco, Correctiv. Le notizie giudicate false non saranno cancellate, ma saranno penalizzate dall’algoritmo e porteranno un avviso che mette in guardia gli utenti. Sull’efficacia di questo metodo, piuttosto macchinoso, gli esperti hanno già espresso dubbi. La battaglia di Merkel contro le fake news è appena all’inizio, a seconda di come andrà molte cose potrebbero cambiare in occidente.