Resc-Ue team
Con BioNTech l'Ue si mette al riparo dal protezionismo degli altri
Pfizer, cattivissima Big Pharma, salva le vaccinazioni dell’Europa grazie all’azienda biotech tedesca
L’Unione europea punta tutto sui vaccini di nuova generazione mRna e in particolare su quello di Pfizer-BioNTech per superare i problemi con AstraZeneca e Johnson & Johnson. Anzi: bisognerebbe chiamarla BioNTech-Pfizer, come fa sempre la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nelle sue dichiarazioni per rivendicare il carattere europeo del suo vaccino. Il brevetto è della piccola società biotech tedesca fondata da Ugur Sahin e Özlem Türeci, senza la quale Pfizer avrebbe rischiato di trovarsi di fronte alle stesse difficoltà di altri Big Pharma. Le ricerche iniziali di BioNTech sulla tecnologia mRna erano state finanziate con 6 milioni di euro nel 2013 dal programma quadro dell’Ue. La Banca europea degli investimenti lo scorso anno ha fornito un prestito da 100 milioni per lo sviluppo del vaccino. La Germania in settembre ha deciso di finanziare l’impianto di BioNTech a Marburg, consentendo un aumento della produzione. Il rapporto con la Commissione si è consolidato negli ultimi tre mesi, con BioNTech-Pfizer che ha compensato una parte dei tagli di AstraZeneca.
Ieri von der Leyen ha annunciato un accordo per anticipare la consegna dal quarto al secondo trimestre di 50 milioni di dosi: tra aprile e giugno il totale di BioNTech-Pfizer sarà di 250 milioni. Inoltre, la Commissione ha avviato i negoziati per un contratto da 1,8 miliardi di dosi nel 2022 e 2023 – sufficienti a vaccinare due volte la popolazione dell’Ue – per le varianti, i bambini e gli adolescenti, ed eventuali richiami. L’anticipo di 50 milioni di dosi di BioNTech-Pfizer “contribuirà a consolidare sostanzialmente le nostre campagne di vaccinazione”, ha detto von der Leyen.
Finora nell’Unione europea sono state distribuite 126 milioni di dosi agli stati membri. Ieri sono state superate le 100 milioni di vaccinazioni (con 27 milioni di persone che hanno ricevuto la doppia dose). “Questa è una pietra miliare di cui possiamo essere orgogliosi”, ha detto von der Leyen, ricordando che l’annuncio di Johnson & Johnson di sospendere il suo vaccino dimostra che “ci sono ancora molti fattori che possono perturbare il calendario di consegne previsto di vaccini. E’ importante agire rapidamente, anticipare e aggiustare quando è possibile”, ha ricordato ieri von der Leyen. La presidente della Commissione ha ringraziato BioNTech-Pfizer che si è “dimostrata un partner affidabile. Ha rispettato i suoi impegni ed è stata in grado di rispondere alle nostre necessità. Questo è di beneficio immediato per i cittadini dell’Ue”, ha detto von der Leyen.
Eppure a gennaio Pfizer era stata la prima società farmaceutica a finire sul banco degli imputati dopo che l’Italia, per bocca dell’allora commissario straordinario Domenico Arcuri, aveva minacciato di portarla in tribunale per una riduzione temporanea delle forniture. Pfizer aveva chiarito che si trattava di un taglio di tre settimane per realizzare dei lavori nello stabilimento di Puurs in Belgio in modo da aumentare la produzione e che sarebbe stato recuperato. La Commissione era intervenuta convincendo Pfizer ad accorciare il periodo di consegne ridotte da tre a una settimana. Da allora ci sono state solo sorprese positive, anche se oscurate dai conflitti continui con AstraZeneca. La Commissione a gennaio ha firmato un secondo contratto che ha portato il numero di dosi per il 2021 da 400 a 700 milioni. A marzo BioNTech-Pfizer ha accettato di anticipare la fornitura prima di 4 milioni di dosi dal secondo al primo trimestre, e poi di altri 10 milioni dal terzo al secondo trimestre. Anche se americana, Pfizer ha cuori e cervelli europei, a cominciare dal suo amministratore delegato, il greco Alex Bourla.
La scelta della Commissione europea di scommettere su mRna e BioNTech-Pfizer è strategica per il futuro per diverse ragioni. Innanzitutto il contratto per 1,8 miliardi di dosi nei prossimi due anni segna l'abbandono di AstraZeneca e Johnson & Johnson. Oltre ai problemi legati ai tagli delle forniture della società anglo-svedese (da 120 a 30 milioni nel primo trimestre, da 180 a 70 milioni nel secondo), i loro vaccini si stanno rivelando meno efficaci, meno sicuri e meno adattabili alle varianti di quelli a tecnologia mRna. La Danimarca ieri ha annunciato la sospensione definitiva dell’utilizzo di AstraZeneca a causa degli eventi tromboembolici rari. Negli altri paesi i suoi vaccini e quelli di Johnson & Johnson continueranno a essere utilizzati per qualche mese, per garantire copertura al massimo della popolazione nel minor tempo possibile. Ma le opzioni per le due società non saranno attivate, mentre le dosi avanzate (i contratti ne prevedono 300 milioni per AstraZeneca e 200 per Johnson & Johnson) potranno essere cedute o rivendute.
La seconda ragione strategica del contratto da 1,8 miliardi di dosi con BioNTech-Pfizer riguarda l’autonomia europea dalle catene di approvvigionamento globali. Von der Leyen ha spiegato che “non solo la produzione dei vaccini, ma anche tutte le componenti essenziali, saranno basate nell’Ue”. L’Europa vuole mettersi al riparo dal protezionismo vaccinale altrui, in particolare dal rischio di dipendere dagli Stati Uniti, dal Regno Unito o dalla Cina per gli ingredienti.
La terza ragione strategica è la scommessa sulla tecnologia mRna: BioNTech-Pfizer ha spiegato di poter modificare in poche settimane il suo vaccino per adattarlo a varianti resistenti. Per quelli adenovirus, come AstraZeneca e Johnson & Johnson (ma anche Sputnik V), ci vogliono mesi. La tecnologia mRna, inventata dalla scienziata ungherese Katalin Karikó (oggi vicepresidente di BioNTech) è considerata dirompente. I primi finanziamenti ricevuti da BioNTech dall’Ue erano per lo sviluppo di vaccini individualizzati per la cura dei tumori. Oggi si immagina l’uso dei vaccini mRna contro la malaria, l’Aids e altre malattie. Oltre a BioNTech, in Europa c’è la tedesca CureVac. In ritardo rispetto a Stati Uniti e Cina nel digitale e altre tecnologie, l’Ue aspira a diventare l’avanguardia della salute dell’uomo.