A sinistra il direttore di Eubam Libia, Jan Vycital (foto: @EubamLibya su X)

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Progetti fermi, abusi e molestie. L'Ue indaga sul direttore di Eubam in Libia

Luca Gambardella

Documenti riservati visionati dal Foglio svelano i guai del direttore dell'agenzia europea che coopera nella gestione della sicurezza alle frontiere, il ceco Jan Vycital. Avviata un'indagine interna

La Commissione europea ha avviato un’indagine interna per appurare la fondatezza di diverse accuse di molestie, abuso di potere e malagestione avanzate contro Jan Vycital, direttore di Eubam in Libia, l’agenzia europea che assiste Tripoli nel garantire la sicurezza delle frontiere terrestri, aeree e marittime. Documenti riservati visionati dal Foglio dimostrano che le critiche mosse al diplomatico ceco si muovono su due filoni. Uno è politico e riguarda l’inefficienza di Vycital nella gestione dell’agenzia denunciata in alcuni rapporti inviati ai rispettivi ministeri degli Esteri da più delegati di Eubam; l’altro si riferisce invece a molestie e abusi commessi dal direttore e riportati da almeno due funzionarie in altrettante mail inviate all’External Action Service (Eeas) di Bruxelles, di cui il Foglio è venuto in possesso. Fonti diplomatiche europee hanno confermato che il comando del Servizio delle azioni civili dell’Ue, che fa capo all’italiano Stefano Tomat, ha avviato un’indagine interna che potrebbe portare alla sospensione di Vycital. 

Oltre alle ripercussioni politiche, la vicenda causerebbe un danno d’immagine grave per l’agenzia, che è l’unica occidentale a essere riconosciuta dalle autorità libiche in un settore tanto delicato come quello della gestione della sicurezza alle frontiere. Il caso ha un impatto diretto per l’Italia, perché in questi anni Eubam in Libia è stata una sorta di “feudo” della diplomazia del nostro paese. Poi a gennaio è arrivata la nomina dell’ex ambasciatore della Repubblica Ceca in Libia. Un funzionario su cui molti ambienti europei e libici nutrono dubbi perché giudicato privo delle competenze per ricoprire il nuovo incarico e con una scarsa conoscenza del paese. L’avvicendamento al comando di Eubam in Libia era stato accettato a malincuore dall’Italia, ripagata in parte dalla scelta fatta dall’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, di nominare l’italiano Nicola Orlando come ambasciatore dell’Ue in Libia lo scorso ottobre. Sempre a ottobre dello scorso anno, l’ex direttrice di Eubam, Natalina Cea – che interpellata dal Foglio si è rifiutata di commentare le accuse al suo successore – aveva siglato con il governo di Abdelhamid Dabaiba un memorandum di cooperazione con cui Tripoli accettava il sostegno dell’agenzia europea nella gestione della sicurezza ai posti di frontiera. Un successo per la diplomazia italiana ed europea, considerate le nuove politiche di esternalizzazione delle frontiere favorite dall’Ue in questi anni per arginare il flusso di migranti diretto in Europa. 

Tutto questo, ora, rischia di restare lettera morta. Uno dei documenti riservati che il Foglio ha potuto visionare è il rapporto di un delegato dell’agenzia al proprio ministero degli Esteri. Nella relazione si denuncia una “problematica mancanza di capacità manageriali” da parte di Vycital e la sua “mancanza di cooperazione con le controparti” libiche. In particolare, si fa presente che, a sei mesi dall’inizio del mandato, “il capo missione non abbia ancora incontrato il ministro della Difesa, le Guardie di frontiera e la Guardia costiera” di Tripoli. “Questo – spiega il documento – ha un impatto molto negativo sulla fiducia che le autorità libiche nutrono nelle capacità della missione di poterle coadiuvare”. Tra i progetti che Eubam in Libia non ha ancora concretizzato sotto la gestione di Vycital c’è quello denominato One Desert, presentato proprio lo scorso anno durante la gestione italiana. E’ un’iniziativa dei paesi del Sahel e dell’Ue per fronteggiare in modo coordinato terrorismo e criminalità organizzata ma che da sei mesi è fermo. Così come fermi sono i progetti di gestione del valico di frontiera  di Ras Ajdir fra Libia e Tunisia. Nell’ultimo anno, le autorità tunisine hanno abbandonato nel deserto centinaia di migranti subsahariani, assecondando la politica di respingimenti favorita dal presidente Kais Saied. Eubam aveva proposto al ministero dell’Interno libico di non limitarsi alla sorveglianza della frontiera con la costruzione di torrette e l’installazione di telecamere, ma di costruire anche un centro di accoglienza dove prestare soccorso ai migranti ad al Assah, con la partecipazione delle Nazioni Unite. “Il progetto invece è fermo e sta prevalendo la linea dura del ministro dell’Interno libico Emad Trabelsi, che è sempre stata incentrata sui respingimenti piuttosto che sull’accoglienza”, spiega al Foglio una fonte diplomatica, che ricorda come “d’altra parte anche paesi come la Repubblica Ceca sono su posizioni di chiusura delle frontiere”. Il blocco di questi progetti implica che una parte del budget stanziato dall’Ue a beneficio di Eubam dal 2023 al 2025, e pari a oltre 53 milioni di euro, sia inutilizzato da mesi. “La confusione e la mancanza di una gestione strategica dei costi ha portato a una deviazione dagli obiettivi finanziari”, denuncia il rapporto presentato da un delegato europeo. “Diverse gare d’appalto, soprattutto una riguardo al settore della sicurezza, sono ancora aperte per via dell’assenza di una capacità gestionale della missione. Ciò avrà un impatto negativo sul budget e sulla trasparenza”. 

Ma il capitolo più delicato per Vycital è quello che riguarda le accuse di molestie e di abuso di potere avanzate da almeno due funzionarie e circostanziate con dovizia di particolari in due mail inviate al Comando delle operazioni civili. Nei documenti riservati che il Foglio ha potuto leggere si denunciano comportamenti non professionali, aggressivi e lesivi della dignità delle delegate da parte di Vycital, episodi che hanno avuto effetti sulla salute psichica delle vittime e sui quali ora il comando ha avviato delle indagini. Tra le accuse mosse al capo missione ci sono anche quelle che parlano di una sua presunta mancanza di sensibilità per la religione musulmana e per la cultura locale. In particolare, si raccontano nel dettaglio episodi in cui Vycital avrebbe accusato e umiliato lo staff libico dell’agenzia per avere organizzato le celebrazioni del Ramadan. Si è alimentato un clima di tensione che, secondo le accuse dei dipendenti, si risolve in “una erosione della fiducia e del morale fra i membri dello staff della missione” che ha portato “alle dimissioni di parte del personale” “deteriorando ulteriormente la capacità dell’agenzia di portare avanti le sue attività”. “L’Eeas prende molto sul serio ogni accusa di molestia”, dice al Foglio il portavoce dell’Ue, Peter Stano. “Siamo al momento in una fase di indagine preliminare interna per raccogliere informazioni ulteriori e decidere le misure successive più appropriate. Al momento, non siamo in grado di fornire ulteriori dettagli. Intanto, l’agenzia continua nel suo mandato, in cooperazione con le autorità libiche”.  

 

Fonti del ministero degli Esteri di Tripoli sentite dal Foglio e che preferiscono restare anonime hanno ammesso di essere a conoscenza di problemi interni all’agenzia. Finora però è prevalsa la linea della moderazione e i libici non hanno voluto sollevare il tema in via ufficiale. Un altro funzionario europeo ha invece minimizzato: “Ci sono normali dinamiche che possono venirsi a creare in qualsiasi azienda ma che non hanno intaccato in alcun modo l’operato di Eubam”. Mentre le indagini in corso a Bruxelles dovranno appurare proprio questo, il danno di immagine per l’Ue in un paese strategico come la Libia sembra ormai essere fatto.

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.