Grillo ha un blog a sua insaputa
Tutto nasce da una denuncia del Partito democratico che ha denunciato il comico per contenuti ritenuti diffamatori e calunniosi apparsi sul blog e sui social. Il comico: "Rispondo solo dei miei post"
Non è semplicemente che Beppe Grillo è capo di un partito e ha un blog a sua insaputa. Siamo oltre la casa di Scajola e le polizze della Raggi, in questo caso la scusa del signor Giuseppe Grillo fa presagire un vero e proprio furto d’identità, visto che a sua insaputa verrebbero gestiti anche i social network verificati e intestati a suo nome da un fake Beppe Grillo.
Tutto nasce da una denuncia del Partito democratico, che ha avviato un’azione legale con richiesta di risarcimento danni per la diffusione dal Sacro Blog e dai profili Facebook e Twitter di Grillo di contenuti ritenuti diffamatori e calunniosi.
“Un noto comico, che ha costruito la propria fama sopratutto con il suo Blog, i suoi profili Facebook e Twitter – scrive il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi – un bel giorno decide di dire a 400.000 iscritti e diversi milioni di elettori del Pd: ‘Tutti collusi. Tutti complici. Con le mani sporche di petrolio e denaro’”. Ma la sorpresa, o la scoperta, di un Beppe Grillo assolutamente irresponsabile e di un sito/partito completamente fuori controllo arrivano dalla memoria difensiva del comico pubblicata dallo stesso Bonifazi: “Giuseppe Grillo – scrivono i suoi avvocati – non è responsabile, né gestore, né moderatore, né direttore, né provider, né titolare del dominio, del Blog, né degli account Twitter, né dei Tweet e non ha alcun potere di direzione né di controllo sul Blog, né sugli account Twitter, né sui tweet e tanto meno su ciò che ivi viene postato”. E ancora: “Non gestisce, non dirige, non controlla né filtra gli scritti o messaggi che vengono pubblicati nel Blog o negli account twitter né i tweet” e infine che “ gli account twitter e i tweet non sono attribuibili a Grillo Giuseppe”. In pratica più che una memoria difensiva si tratta di una denuncia di furto d’identità, visto che il blog è intestato a lui e gli account Facebook e Twitter a suo nome hanno la spunta blu, sono cioè “verificati”.
In mattinata Beppe Grillo ha così commentato la vicenda: ""l Blog beppegrillo.it è una comunità online di lettori, scrittori e attivisti a cui io ho dato vita e che ospita sia i miei interventi sia quelli di altre persone che gratuitamente offrono contributi per il Blog. Il pezzo oggetto della querela del Pd era un post non firmato, perciò non direttamente riconducibile al sottoscritto. I post di cui io sono direttamente responsabile sono quelli, come questo, che riportano la mia firma in calce".
A questo punto si potrebbe pensare che nel M5s, che coincide con il Blog, decida tutto la Casaleggio Associati. Ma neppure questo pare il caso, visto che nella memoria difensiva del processo che ha riguardato il contratto privato (con multa) imposto al sindaco di Roma Virginia Raggi e a tutti i candidati ed eletti grillini nella Capitale, Davide Casaleggio ha detto che lui e la sua azienda non ricoprono alcun ruolo nel M5s. Allora chi comanda? Chi è responsabile? La soluzione dell’enigma forse è nell’inizio del discorso, che a questo punto è una confessione, di fine anno di Grillo del 2015: “Sono Beppe Grillo, anzi l’ologramma di Beppe Grillo, sono un fantasma. Potete passarmi attraverso, io non esisto”.
L’urlatore a capo del partito delle scie chimiche è un ologramma. Il Beppe Grillo vero magari è stato rapito da un webmaster e rinchiuso dai suoi associati negli sgabuzzini di una società di servizi internet, forse l’originale non sa neppure che esiste un partito che dice cose assurde a suo nome e magari, se fosse libero, direbbe di votare Angelino Alfano piuttosto che una banda di invasati. Chi lo può sapere. Ma la cosa più importante è sapere che fine ha fatto il vero Beppe Grillo e scoprire chi gestisce il suo ologramma.