Berlusconi al Foglio: "Con il lepenismo nessuna possibilità di vittoria"
Lunga intervista al Cav. sul Foglio di oggi. "Merkel? Il leader europeo più autorevole. Boschi? Stop al cortocircuito mediatico giudiziario".
In una lunga intervista oggi sul Foglio, Silvio Berlusconi interviene a tutto campo e spiega al direttore Claudio Cerasa perché il centrodestra del futuro, per poter tornare a governare, deve ispirarsi più al modello Merkel che al modello Le Pen. Qui di seguito alcune anticipazioni della chiacchierata.
"Cosa può insegnare all'Italia la storia della vittoria di Macron e della sconfitta di Le Pen? Due cose importanti: che i partiti, se non sono capaci di rinnovarsi davvero, soffrono di una crisi che sta mettendo in discussione l’intero sistema di rappresentanza politica in occidente. Gli elettori sono stanchi, ovunque, delle solite facce, dei professionisti della politica, dell’apparato. La vittoria di Trump in America e quella di Macron in Francia hanno questo in comune: nascono dalla voglia di un profondo rinnovamento della politica. Il secondo aspetto riguarda la sconfitta annunciata della signora Le Pen. Nonostante il brillante risultato, e nonostante il fatto che abbia saputo interpretare i sentimenti, le paure, le legittime frustrazioni di una parte importante dell’elettorato francese, la leader del FN sconta il limite di tutti i movimenti di destra identitaria e antisistema: non soltanto non riescono a vincere, ma dividendo il fronte moderato finiscono con il favorire la vittoria di candidati di sinistra". Crede che la sconfitta di Marine Le Pen sia una conferma dell'idea che alle elezioni Forza Italia ha il dovere di presentarsi in modo autonomo, senza alleanze? "Come ci presenteremo alle elezioni dipenderà ovviamente soprattutto dalla legge elettorale. Però su una cosa non ci possono essere dubbi, noi lavoriamo per la vittoria del centro-destra unito. Perché questo sia possibile occorre che il centro-destra abbia un carattere fondamentalmente liberale, cristiano, riformatore, convinto che l’Europa debba cambiare ma europeista nella sua ispirazione di fondo. Altrimenti finiremmo come il Fronte Nazionale in Francia: il pieno di voti in alcune aree del paese, ma nessuna possibilità di vittoria".
A settembre si voterà anche in Germania, dove Angela Merkel proverà a essere nuovamente confermata alla guida del governo. Che giudizio dà della cancelliera Merkel? In cosa crede che il modello politico adottato dalla Cdu in Germania possa essere da esempio anche per l’Italia? "La signora Merkel, che stimo e con la quale ho un rapporto personale eccellente, nonostante le assurdità che sono state scritte su questo, è oggi il leader politico europeo più autorevole. Rappresenta gli interessi e le ragioni della Germania in modo molto forte, e questo a noi può risultare qualche volta sgradevole. Ma non è lei che dobbiamo criticare per questo, è l’incapacità dei nostri governi di far sentire con altrettanta forza e autorevolezza le nostre ragioni e i nostri interessi. Cosa possiamo imparare, come italiani, dalla signora Merkel? Prima di tutto il senso dello Stato, che nel nostro paese non è così diffuso, poi la capacità di assumere decisioni sagge anche quando sono impopolari. Infine la capacità di dialogare alla pari con i leader delle superpotenze. Il mio governo riusciva a farlo, grazie ai miei rapporti personali con i capi di stato e di governo dei maggiori paesi del pianeta. Dopo di allora, purtroppo, l’Italia è diventata davvero marginale".
Presidente, cosa ne pensa del caso Boschi e del caso delle parole in libertà del pm di Catania Zuccaro, sulle Ong? L'Italia sta diventando una repubblica del pettegolezzo? "Preferirei che le inchieste giudiziarie si svolgessero in modo silenzioso, come usava fare Falcone, e che si smettesse una buona volta di alimentare un cortocircuito mediatico-giudiziario, soprattutto quando, come nel caso del ministro Boschi, per quanto è dato a sapere, non vi è alcuna evidenza di reato. Va detto però che il pm di Catania sta svolgendo un’indagine su un fenomeno non soltanto di grande allarme sociale, ma sotto gli occhi di tutti. Sospetti sulla trasparenza del lavoro di alcune Ong – ovviamente non tutte – sono stati avanzati da più parti. E’ inevitabile che se ne parli. Se si scoprisse che davvero c’è chi alimenta da parte europea questo infame traffico di esseri umani per guadagnarci, o anche solo per malinteso spirito umanitario, questo sarebbe molto grave".
L'intervista integrale nel Foglio di oggi in edicola