Tra propaganda e realtà

Le balle italo-russe sulla produzione dello Sputnik in Italia

Enrico Bucci e Luciano Capone

Macché giugno e 10 milioni di dosi, come dicono le autorità russe. “Non partiamo prima di fine anno e non sappiamo quanto produrremo”, dice Di Naro, il presidente dell'azienda produttrice Adienne. Dalla Lombardia a Roma, chi sono gli italiani che tifano per il vaccino di Putin

La notizia sulla produzione del vaccino russo in Italia è fortemente esagerata, almeno per quanto riguarda i tempi e le quantità. C’è un accordo tra il Fondo sovrano russo (Rdif) e l’azienda svizzera Adienne per la produzione dello Sputnik nello stabilimento di Caponago, ma i tempi e le quantità strombazzati non sono affatto veri. L’account ufficiale dello Sputnik ha annunciato, citando il ceo del fondo Rdif Kirill Dmitriev, una produzione che “in Italia potrebbe partire a giugno nel sito di Adienne Pharma & Biotech”. Mentre la Camera di commercio italo-russa, presieduta dall’imprenditore italiano Vincenzo Trani, che è stato promotore dell’accordo, ha dichiarato che “si prevede di produrre 10 milioni di dosi entro la fine dell’anno” e che “la partnership permetterà di avviare la produzione già dal mese di luglio 2021”. Tutto falso.

 

  

A smentire queste affermazioni è proprio il presidente e proprietario di Adienne, ovvero l’azienda farmaceutica che dovrebbe produrre il vaccino in Italia: “Se tutto va bene riusciremo a partire con la produzione delle prime fiale entro la fine dell’anno. Di certo non è vero che ci sarà una produzione di 10 milioni di dosi. Sono cose dette dai media, non so in base a quali informazioni, sicuramente non da parte nostra o dal fondo sovrano russo”, dice in un colloquio con il Foglio il dr. Antonio Francesco Di Naro. In realtà sono affermazioni riportate dalle autorità russe, sia dall’account ufficiale dello Sputnik sia attraverso la Tass che è l’agenzia di stampa russa. “Servono diversi mesi – spiega Di Naro – probabilmente a luglio inizieremo a produrre i primi batches (lotti, ndr) necessari per le approvazioni dell’Aifa. Ma non sappiamo quanti vaccini saremo capaci di produrre né quando inizieremo a produrre”. Al momento, l’azienda non ha preso contatto con l’Aifa per le varie ispezioni e certificazioni. “E’ prematuro. Siamo in una fase di trasferimento tecnologico, abbiamo firmato appena da un mese l’accordo con Rdif”. Il dr. Di Naro inoltre conferma che la sua azienda non si occuperà semplicemente di “fill and finish”, (“è pieno di aziende che sono capaci di farlo”), ma di produzione del principio attivo di un vaccino che però – a differenza di altri – è composto per le due dosi da due differenti vettori adenovirali: “Servono due bioreattori, senza entrare troppo nelle tecnicalità”. Invece, sono proprio quelle tecnicalità a fare la differenza. Perché, naturalmente, è su quelle che la produzione può risultare difficoltosa, come del resto pare dimostrato dalla difficoltà della Russia a fronteggiare le richieste e trovare siti produttivi adeguati. A questo punto, grazie alle parole di Di Naro, sappiamo che la autorità russe, e dietro loro molti entusiasti nostrani, hanno detto bugie circa la produzione. Ma cosa dire del vaccino in sé?

 

Fino a ieri, uno dei più entusiastici sostenitori dello Sputnik, il direttore sanitario dello Spallanzani Francesco Vaia, sosteneva che “siamo oltre l’apprezzamento per il loro vaccino, soprattutto dopo lo studio pubblicato sulla rivista Lancet” (Sky) e che il vaccino avrebbe un “ottimo profilo di sicurezza a breve termine. Risposta immunitaria comparabile a quella dei vaccini già autorizzati. Dati di efficacia clinica comparabili a quelli dei due vaccini più efficaci attualmente disponibili” (Repubblica). Ieri, ai microfoni di Gerardo D’Amico (RaiNews 24), lo stesso Vaia ha dichiarato che i dati sono ancora insufficienti per esprimersi, e che non serve un vaccino qualsiasi ma uno che funzioni. Chi non pare ancora aver cambiato idea è l’assessore regionale alla salute del Lazio, Alessio D’Amato, che ha pure speso molte parole per lo Sputnik e ha descritto entusiasticamente la riunione che si è svolta allo Spallanzani con i russi: “E’ molto concreta la possibilità di produrre lo Sputnik nel Lazio. Auspichiamo che ci sia un’opzione per l’acquisto del vaccino russo o a livello europeo o italiano, noi siamo pronti a farlo come Regione Lazio”. Oggi sembra allineato con Vaia, con cui l’assessore ha costruito un buon rapporto nonostante, come ricordato in un articolo del Domani, quanto scrisse proprio su Vaia in un suo celeberrimo libro dedicato alla malasanità:
 “Aveva esordito dirigendo, a Napoli, la Usl 41, ed era subito finito nel mirino della procura locale per atti illeciti. Con il passare del tempo non pare aver mutato condotta”. Nelle tre, velenosissime, pagine del suo libro dedicate a Vaia, chiamato “Franceschiello” e definito “una vera e propria cariatide della Sanità pubblica”, l’assessore D’Amato citava un lungo elenco di condanne e vicende giudiziarie, più o meno recenti, che hanno coinvolto quello che poi sarebbe diventato il direttore sanitario dello Spallanzani, proprio mentre lo stesso D’Amato era assessore regionale alla Sanità. Uno dei curiosi miracoli dello Sputnik pare proprio quello di riuscire a far andare d’accordo persone e mondi che prima erano molto distanti.

 

Un altro elemento che è rimasto a spingere e promuovere Sputnik è l’imprenditore, finanziere e banchiere Vincenzo Trani, che presiede la Camera di Commercio Italo-Russa. Proprio lui ha messo in contatto l’azienda di Di Naro con i russi, e proprio lui ha più volte fatto le affermazioni sulla produzione smentite dallo stesso. Vincenzo Trani, in Russia dalla fine degli anni 90, ha in quel paese iniziato una brillante carriera di finanziere, che lo ha portato a fondare un piccolo impero, al centro del quale troviamo la società di servizi finanziari Sisi e il fondo di microcredito Mikro Kapital. Al di là dei dettagli di questa rete, che comprende prestigiosi studi legali, vi è un importante particolare: Trani dichiara di sedere nel board del fondo sovrano russo Mir. Questo fondo è interamente controllato dalla potente Agenzia russa per le iniziative strategiche (Asi), il cui presidente del comitato di supervisione è… Vladimir Putin. Trani ha un ruolo fondamentale di cerniera tra il Cremlino e l’Italia, tanto da essere presente a Mosca quando l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte e Putin firmarono una serie di accordi commerciali. E non a caso, appena eletto a presidente della Camera di commercio italo russa, tramite la stessa Trani ha stipulato un contratto di collaborazione con il noto canale di propaganda del Cremlino SputnikNews.

 

Alla fine, quindi, sembra questa la verità sull’avventura del vaccino Sputnik in Italia: propaganda, interessi e bugie ci sono, dati un po’ meno. Quando questi dati arriveranno e solo se vi saranno evidenze solide e approvate dall’Ema, circa efficacia e sicurezza di Sputnik, solo allora sarà possibile valutare la convenienza di questo vaccino rispetto ad altri, tenendo conto anche degli eventuali aspetti produttivi; perché proprio come sostiene ultimamente Francesco Vaia, i dati, a oggi, sono insufficienti.

 

Di più su questi argomenti: