Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari e l'arte italiana tra le due guerre

Luca Fiore

Due mostre da visitare nel weekend

Se non avete mai trovato una scusa buona per salire al “Gran teatro montano”, quel Sacro Monte di Varallo luogo-feticcio per Giovanni Testori, eccovi servita quella definitiva. Il Rinascimento di Gaudenzio, così diverso dalle vette raggiunte dagli “uomini d’oro” che si venerano tra Firenze e Roma, vi prenderà alle viscere con la sua dolce e furiosa tempesta di umanità. Un Rinascimento di periferia, popolano. Senza supereroi partoriti da menti platoniche. La mostra (che chi sa parlare definirebbe “diffusa”) segue la regia del tandem Agosti-Stoppa, marchio di qualità e rigore. Innamoratevi di Gaudenzio. Fa bene al cuore. Riduce i rischi d’infarto.

Varallo, Vercelli, Novara. “Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari”. Fino al 1° luglio

info: gaudenzioferrari.it

 


  

La potenza è nulla senza il controllo, diceva lo slogan di una vecchia pubblicità. Viene buono oggi per definire l’esito della mostra di Germano Celant sull’arte italiana tra le due guerre. Un dispiegamento di mezzi che solo la griffe di Miuccia può permettersi oggi in Italia. La vera conquista, il “controllo” direbbe il copywriter, sta nell’idea espositiva. Addio cubo bianco: al suo posto pareti coperte di telo di iuta e riproduzioni 1:1 dei contesti espositivi di quegli anni, dentro le quali sono collocate le opere originali (e che opere). Il visitatore è avvolto dal gusto dell’epoca. Si esce con l’impressione di aver davvero imparato qualcosa. E la convinzione che non si possa trascurare troppo Felice Casorati.

Milano, Fondazione Prada. “Post Zang Tumb Tuuum, Art Life Politics, Italia 1918-1943”. Fino al 25 giugno

info: fondazioneprada.org

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