I viaggi in Messico di Josef Albers e Pittsburgh raccontata da W. Eugene Smith
A Venezia e Bologna due mostre da visitare nel weekend
Uno guarda, legge, cerca di farsi un’idea. Poi si imbatte in artisti come Josef Albers e capisce che tutto andrebbe imparato da capo. Maestro del Bauhaus, cercò di riprodurre, con opere astratte, la bellezza delle geometrie filosofiche medievali ispirandosi alle rovine delle civiltà precolombiane. La mostra di Venezia documenta, con materiale inedito, il frutto dei suoi molti viaggi in Messico. Appunti, foto-collage, opere su carta. Un percorso eccentrico, solitario, libero. Il cui approdo sono tavole che vibrano come fondi oro. Il garbo e il pudore antico della sua ricerca cromatica dicono di una pietas difficile da trovare in un pittore del Novecento.
Venezia, Peggy Guggenheim Collection. “Josef Albers in Messico”. Fino al 3 settembre
I fondamentalisti del reportage umanistico (quelli che solo il bianco e nero è intelligente) non perderanno l’occasione. Ma anche agli altri la visita alla mostra di W. Eugene Smith insegnerà qualcosa. Il nero assoluto, profondo come una notte senza alba, in cui bruciano le luci degli altiforni della Pittsburgh degli anni Cinquanta, racconta un abisso di fatica e umanità che sfugge alle definizioni sociologiche. Ma non scordiamoci un fatto: è proprio in quella città plumbea, solo pochi anni prima, che si accese la teoria di colori che riempirono la mente, la vita e le opere del suo cittadino più celebre: Andy Warhol.
Bologna, Fondazione MAST. “W. Eugene Smith: Pittsburgh. Ritratto di una città industriale”. Fino al 16 settembre
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