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A chi toccherà l'ingrato compito di insegnare ai grillini l'etiquette del potere

Costantino della Gherardesca

Appunti per l'addestramento dei nuovi parlamentari del Movimento 5 stelle

Che cos’è il potere se non il riflesso delle regole che lo tengono in piedi? E cosa succede quando nelle stanze di quello stesso potere mettono piede persone che si vantano candidamente di ignorare quelle regole? Succede che la gente più sveglia fa scorta di cibo in scatola e si barrica in cantina. Oppure, nel migliore dei casi, succede che dall’alto viene mandato qualcuno dotato della pazienza e dell’autorità necessarie a trasformare una torma di buzzurri in un scolaresca da collegio svizzero.

 

Durante il regno di Luigi XIV, per esempio, la vita di corte era rigidamente regolata da una serie di norme, meglio note come étiquette, alla quale i nobili francesi dovevano attenersi rigorosamente per poter vivere nella reggia di Versailles. Filippo di Francia, fratello del re e duca d’Orléans, fu uno dei più strenui difensori di queste regole, e fece di tutto per renderle il più cavillose e complesse possibile. Per chiedere colloquio al re, per esempio, non si poteva bussare alla sua porta. Anche se si faceva parte della cerchia più stretta dei confidenti reali, si era tenuti a grattare delicatamente la porta con il mignolo della mano sinistra fino a quando il Re Sole si fosse degnato di rispondere. Per questa ragione, nella speranza che il re si accorgesse prima della loro presenza, molti nobili si lasciavano crescere l’unghia di quel dito, convinti che il raspare di un artiglio avrebbe fatto drizzare molto più in fretta le orecchie del sovrano. Anche la distribuzione delle sedie tra i titolati era regolamentata. Non bastava avere il sangue blu per meritarsi una poltrona: in presenza del Re Sole, la stragrande maggioranza dei nobili doveva stare in piedi. Un tabouret, ovvero uno sgabello imbottito, era concesso alle duchesse, mentre una sedia con schienale (ma senza braccioli) era privilegio riservato al duca d’Orleans.

 

Si racconta che questa penuria di braccioli avesse messo a dura prova la pazienza (e la fedeltà al trono) del duca, che fece carte false pur di ottenere per sé e i suoi figli questo ambito upgrade. La spiegazione che gli dette suo fratello il re, stanco delle richieste di Filippo, sintetizza con brutale chiarezza il senso del potere: “Fratello mio, se chiunque potesse avere una poltrona, il ruolo stesso della monarchia sarebbe in pericolo. Davanti a Dio, io e te siamo due creature come tante. Davanti agli uomini, siamo esseri superiori, proprio perché difendiamo queste norme che, se non fossero immutabili, sarebbero solo segni d’inchiostro su pagine bianche, e la tua sedia e il mio trono non sarebbero altro che due pezzi d’arredamento”. La scelta, quindi, era tra ottenere un paio di braccioli e mettere a repentaglio la monarchia assoluta. In poche parole, con infinita grazia, il Re Sole fece capire a suo fratello che era meglio tenersi la sedia e non rompere i coglioni.

 

Questo chiarimento fu così convincente da spingere Filippo a trasformarsi, come già detto, nel più accanito paladino di queste regole. Ogni potere, insomma, ha bisogno di un duca d’Orleans: una persona capace di perpetuarlo istruendo i potenti a rispettare un preciso e inamovibile schema di leggi. Ora che una valanga di grillini si è riversata sui banchi di Camera e Senato, c’è da chiedersi chi si farà carico di spiegar loro le buone maniere.

 

Forse spetterà all’ambasciatore americano Lewis M. Eisenberg, in veste di rappresentante dell’Impero sul suolo italiano, l’ingrato compito di trasformare questa banda di improvvisati in una classe dirigente, e di spiegar loro come dovranno comportarsi, ora che entreranno nei palazzi del potere.

 

Immagino che, approfittando del loro ingenuo entusiasmo, Lewis li convocherà in uno di quegli orrendi alberghi di lusso romani. Quelle palazzine anni Sessanta arredate con un dissonante stile simil-Impero, dove anche gli scopini per il cesso hanno delle passamanerie con le frange.

 

Dopo aver servito loro il continental breakfast più anonimo del circuito alberghiero italiano, Lewis li farà accomodare in una sala congressi le cui poltroncine avranno assorbito decenni di sudore scrotale di interminabili vertici democristiani. Poi, fatte abbassare le luci, con voce decisa e suadente, darà inizio al suo discorso.

 

“Caro grillino, tu che fino a qualche anno fa ti recavi nella Val di Susa a urlare contro un binario per l’alta velocità, d’ora in poi siederai al tavolo dei grandi. Sappi che non basterà trattenere le tue scoregge agresti davanti a Brigitte Macron: dovrai adattarti in tutto e per tutto per inserirti nell’economia globale. Dovrai castigare la tua vera natura, e rimpiazzare le regole della Casaleggio Associati con quelle del Fondo monetario internazionale. Innanzitutto sappi che, siccome sei grillino, sei gender neutral. Non puoi pretendere che le persone civili facciano lo sforzo di distinguere se sei un maschio o una femmina. I dirigenti della J.P. Morgan non sono mica entomologi. Se beccano una falena o uno scarafaggio sulla scrivania, non hanno il tempo di tirare fuori una lente di ingrandimento e vedere cosa succede tra le sue zampette. E’ già tanto se non la schiacciano con una copia di ‘The Robb Report’. Quindi, a prescindere dai genitali in tua dotazione, vestiti con un tailleur grigio di gabardine, non truccarti e non farti crescere la barba. Non potrai più accoppiarti. Nello specifico non avrai più relazioni sessuali con persone da cui sei attratto fisicamente. Se sei un uomo gay, per esempio, ti dovrai far masturbare da una donna. Lo dico per il tuo bene. Caro mio, non stiamo mica allevando polli in Ruanda. Non c’è più tempo per l’amore adesso che sei inserito nel circuito Swift! Dovrai seguire le faccende dell’Eni e dell’Interpol, quindi adeguati alla tua nuova vita sentimentale: con cadenza settimanale, un impiegato statale a te sgradito ti farà una sega indossando un guanto di lattice. Hai per caso una famiglia? Delle mamme, delle nonne? Per carità, non farle uscire dalle strutture in cui soggiornano. Montecitorio le rifornirà di tutte le cure omeopatiche di cui hanno bisogno. Quel che conta è che tu non le faccia avvicinare a Palazzo Chigi quando ci sono ospiti”. 

 

La giornata di orientamento toccherà anche gli aspetti più quotidiani dell’aspirante uomo di potere: ordinare la cena a Mosca avendo l’accortezza di non chiedere se le zucchine in menù sono geneticamente modificate, apprezzare il foie gras a Strasburgo senza remore etiche sulla sofferenza delle oche e – soprattutto! – gustarsi a Washington D.C. delle bistecche sanguinolente, pur sapendo che provengono da mucche con un regime farmacologico pari a quello di Liza Minnelli.

 

L’addestramento proseguirà fino a notte inoltrata, senza pause caffè o accesso ai cellulari. A fine lezione, le coordinate per raggiungere il prossimo meeting del Gruppo Bilderberg saranno distribuite tra i superstiti.

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