Barbara D'Urso (foto LaPresse)

Fate subito santa Barbara D'Urso, vittima degli ossessionati dal trash

Costantino della Gherardesca

Ossessioni infantili e pietosi capri espiatori. Perché essere quotidianamente sottoposta a un’impietosa gogna mediatica, una pena che la teologia moderna, dovrebbe considerare equivalente al martirio

Nonostante mi ritenga un ateo convinto, avrei una piccola, modesta e condivisibile richiesta da fare al Vaticano: l’immediata canonizzazione di Barbara D’Urso, in vita. So che il processo richiederà un po’ di trafila, visto che la congregazione per le Cause dei santi non è un organo noto per la sua rapidità, ma sono certo che una buona parola del Santo Padre potrebbe velocizzare la pratica.

 

Posso concedere qualche anno alla burocrazia vaticana, ma non di più: voglio essere ancora vivo e cosciente quando l’icona di Santa Barbara campeggerà sulle copertine di “Gente” e le strade intorno agli studi di Cologno Monzese si ingolferanno di autobus pieni di filippini devoti.

 

Le ragioni per cui Barbara meriterebbe di essere elevata tra le schiere angeliche dovrebbero essere note a chiunque ma, nel nome della mia devozione al servizio pubblico, le spiegherò a quei pochi miscredenti che ancora non sono stati folgorati sulla via di Pomeriggio Cinque.

 

Innanzitutto, Santa Barbara possiede una delle caratteristiche che ci si aspetta da una creatura del suo livello spirituale: essere quotidianamente sottoposta a un’impietosa gogna mediatica, una pena che la teologia moderna – in mancanza di leoni e colossei – dovrebbe considerare equivalente al martirio. Questa sua propensione a subire linciaggi sarebbe più che sufficiente a rendermela simpatica, ma Santa Barbara ha molti più meriti: basta metterla al confronto con i suoi illustri colleghi.

 

Andiamo, infatti, a vedere cosa hanno da offrire gli altri volti della televisione d’intrattenimento italiana, quelli che definiscono Barbara troppo trash, che l’additano e la criticano continuamente, che la usano come capro espiatorio nella vana speranza di nobilitare il livello dei loro mediocri programmi.

 

Varrebbe la pena di ricordare a questi tizi che nessuno di loro manda in onda dei documentari sulla neuroscienza, né intervista Nobel per la Fisica o premier cinesi, e che da noi la massima aspirazione televisiva è diventare Milena Gabanelli e fare un’inchiesta in cui si scopre che le piume che trovate nei piumini provengono da vere oche i cui sentimenti vengono feriti con una certa regolarità.

 

Ma verrei meno ai doveri del mio ruolo di postulatore di questa causa di canonizzazione se non rilevassi il vero punto debole di chi ogni giorno – sulla stampa, sulla tv e sui social – dissacra la Divina Barbara. Si tratta della loro infantile ossessione per un termine che ripetono compulsivamente ma del quale ignorano il significato: la parola trash. Chi conosce veramente la cultura del trash, ha dimestichezza con la cinematografia di John Waters, di Andy Warhol con Joe D’Alessandro e Holly Woodlawn, e ricorda a memoria i vecchi talk show di Jerry Springer che, non a caso, hanno ispirato un sublime e blasfemo musical d’avanguardia: Jerry Springer: The Opera. (Tanto per farci un’idea, in questo spettacolo – mandato in onda con grandi critiche da Bbc 2 e a tutt’oggi in cartellone Off-Broadway – gli autori Richard Thomas e Stewart Lee affidano il ruolo di Gesù Cristo a un afroamericano omosessuale col pannolone). E se si conoscono almeno queste colonne della cultura trash, non si può non sapere che un prodotto trash non può mai essere troppo trash. Si è trash solo quando si è totalmente trash. In caso contrario, è solo cattivo gusto.

 

Santa Barbara, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di me, ma soprattutto abbi pietà dei giornalisti televisivi italiani. Sono loro, ancor più dei miei colleghi dello spettacolo, i veri travet del tuo martirio. Quelli che durante le tue trasmissioni si sfogano su Twitter, quei sedicenti opinionisti che ti additano come immorale ma non saprebbero decodificare neppure le istruzioni del microonde.

 

Ma poi, a dirla tutta, quali terribili conseguenze avranno mai avuto i tuoi programmi sul tanto indifeso paese reale? Al massimo avrai tenuto compagnia a qualche signora mentre girava il sugo. Hanno fatto molti più danni quei giornalisti che si vantano di parlare di cose serie, ma che sono infinitamente più sensazionalisti e attenti allo share di te. Sono loro quelli che hanno riempito la testa del povero Paese reale di false equivalenze. Quelli che, su giornali e reti televisive, hanno trattato Maria Elena Boschi come una specie di Bernie Madoff golpista. Quelli che hanno messo politici sfascisti e sovranisti sullo stesso piano di Jacques Chirac e Peter Mandelson. Quelli che hanno legittimato l’estrema destra buttando benzina sulle fiamme del populismo.

Ti ricordo, Santa Barbara, che questi giornalisti televisivi, il cui interesse per i fatti era inferiore al tuo, hanno accettato di avere i populisti a parlare nei loro studi senza contraddittorio. Il tutto, pur di fare ascolti. Avresti mai fatto una cosa del genere, Santa Barbara? Avresti mai lasciato parlare uno dei personaggi del tuo sottobosco horror senza contraddittorio? Credo proprio di no, ma non sta a me dirlo. Il verdetto finale spetta alla congregazione per le Cause dei santi che sta generosamente raccogliendo questo mio accorato appello per la tua canonizzazione.

 

Una cosa però è certa, mia Divina, se è vero che per colpa tua qualche signora di Napoli si è un po’ distratta e ha bruciato il sugo, i tuoi colleghi del mondo dell’informazione hanno fatto qualcosa di peggio. Grazie alla classe politica che hanno allevato e legittimato, non avremo treni veloci, vaccinazioni obbligatorie e grandi opere. In compenso, all’orizzonte ci sono tempi interessanti, fatti di epidemie e crisi economiche.

 

E se taglieranno i fondi per la ricerca scientifica e la sanità, poco male, Santa Barbara. Saranno le tue lacrime miracolose a guarirci da ogni male. Lacrime che tu, giustamente, ci venderai a caro prezzo.

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