foto LaPresse

Attenti: smettere di fumare può provocare una moderata stronzaggine

Costantino della Gherardesca

Quella crisi identitaria che trasforma in cattive persone

Secondo la psicanalisi, quando una ragazza anoressica smette di esserlo vive un lutto dolorosissimo, una specie di crisi identitaria, perché l’anoressia faceva parte della sua concezione di se stessa. Una delle reazioni emotive più comuni a questa frattura è la rabbia. Anche io in questo momento, proprio come un’anoressica che ricomincia a mangiare, sono incazzato come una biscia. Il perché è presto detto: ho smesso di fumare.

 

Le sigarette fanno parte della mia identità, più della mia omosessualità, ma prima di raccontarvi il meraviglioso, poetico, potere evocativo del fumare vorrei dirvi il banale motivo per cui ho smesso: delle persone che conoscevo sono morte di cancro ai polmoni. Fumo da quando ho diciassette anni, adesso ne ho quarantadue, i dottori mi hanno detto di smettere. Volgarissimi motivi di salute. 

 

Tornando, invece, alla poesia delle sigarette, nulla mi rendeva più felice di un ristorante dove potevo fumare. Accendermi una sigaretta nella sala fumatori del Baretto al Baglioni, a Milano, era uno dei più grandi piaceri rimasti nella mia vita, paragonabile a quella volta che un’orchestra gamelan suonò per me e pochi ricchi americani nell’atrio dell’Amanjiwo, sulle colline che sovrastano il Borobudur, a Java. O a quella volta che andai a vedere la Townhouse Gallery e scoprii che si poteva fumare per tutta Cairo, piramidi di Giza incluse: mi innamorai a tal punto dell’Egitto che quest’estate tornerò ad Alessandria. Non c’è abbraccio di genitore o nascita di nipote che mi provochi più nostalgia di quei piccoli braccioli con il portacenere di metallo che erano presenti negli aerei fino alla metà degli anni Novanta, prima dell’arrivo dell’orrida cultura no-smoking. Mi sono sempre sentito un mediterraneo, un garantista, una persona che vedeva le varie tonalità di grigio, un relativista, un fumatore e mai e poi mai uno scandinavo in bicicletta, giustizialista, bacchettone, moralista, non fumatore.

 

Per colpa di questa mia crisi identitaria, le persone che mi sono vicine non stanno vivendo giorni felici. Ho accusato il mio manager di volermi far fare la fine di Isabella Biagini solo perché non ha risposto a una mia chiamata, ho specificato alla reception della palestra che mi sono rotto i coglioni della musica da cafoni e l’ho fatta cambiare, ho chiesto a quelli della rosticceria sotto casa – che sono leghisti – se per caso sono musulmani, visto che non hanno mai carne di maiale, ma sempre e solo pollo arrosto e roast beef e io non ne posso più. Pazientemente, mi hanno ordinato un’arista.

 

In questo momento sono ancora in crisi di astinenza e la mia identità non si è ancora assestata. Di questo passo, a breve diventerò quello che ho sempre pensato dei non-fumatori: una persona moderatamente stronza.

Di più su questi argomenti: