Abbiamo trovato la soluzione alle fake news
C'è un paese che ha gestito così bene internet e i social media che non solo non deve temere alcun fenomeno fake news, ma è riuscito a trasformare il web in uno strumento di crescita e di sviluppo sociale: la Cina
La soluzione al problema delle fake news
Mentre qui a Silicio eravamo presi dalla follia dei regali di Natale, un tema di cui parliamo da tempo è arrivato anche in Italia, per poi rifluire dopo pochi giorni nell’amnesico ciclo di news dei media nostrani: le fake news. Anche qui, come da mesi negli Stati Uniti e in altre zone dell’occidente, è arrivato il momento penoso del risveglio: abbiamo sbagliato tutto su internet? Non possiamo fidarci di Facebook, Twitter e Google? Anche la nostra democrazia sarà menomata dalla disinformazione prodotta su scala industriale da agenti esterni?
Il secondo problema che tutti si pongono è: come troviamo una soluzione? I legislatori italiani si sono lanciati in proposte abborracciate, ma qui a Silicio abbiamo in mente il modello di un paese che ha gestito così bene internet e i social media che non solo non deve temere alcun fenomeno fake news, ma è riuscito a trasformare il web in uno strumento di crescita e di sviluppo sociale: la Cina.
Pensateci un attimo. La soluzione principale proposta dai social media occidentali (Facebook, Twitter e in parte Google) per risolvere il problema della misinformazione è assumere un sacco di persone che controllino i contenuti controversi. Facebook ha annunciato che assumerà 10 mila persone nei prossimi mesi, YouTube ha fatto lo stesso parlando di una forza lavoro di 10 mila persone da formare entro il 2018, anche Twitter promette investimenti. Si tratta in tutti i casi di manovre tardive, comunque troppo ridotte per risolvere il problema.
La Cina ci aveva già pensato anni fa, e aveva fatto le cose in grande, come suo solito: secondo un report uscito su un giornale governativo nel 2013, in Cina ci sono 2 milioni (due-milioni!) di persone che controllano e monitorano i contenuti su internet – e questo dato, seppure vecchiotto, esclude i controllori impiegati dalle aziende private. La Cina dunque ha capito prima di tutti gli altri che il controllo umano serve, e ha vinto la sfida brillantemente.
La seconda soluzione proposta dai social media è usare l’intelligenza artificiale per eliminare le fake news. Bene, ma la soluzione è applicata in maniera frammentaria, con molte ritrosie visto che alla fine, per Facebook e Google, le fake news altro non sono che lucrose inserzioni paganti. In Cina, invece, lo stato è riuscito a convincere le compagnie di internet locali a lavorare per il bene comune, come spiega questo articolo del Wall Street Journal, sotto la minaccia di un’economia fortemente centralizzata che può togliere i benefici concessi ai campioni nazionali del digitale.
Ok, ma tutto questo controllo avrà in qualche modo tarpato l’innovazione, se alle compagnie digitali non è concessa la libertà di fare quello che vogliono non sarà possibile avverare la promessa futuristica di internet. Sbagliato. Se leggete Silicio vedete articoli di questo tenore quasi tutte le settimane: in quanto a innovazione la Cina sta raggiungendo l’occidente a larghissime falcate e si prepara a superarci.
I cinesi sono molto orgogliosi del loro modello, che è servito da scudo contro tutti gli attacchi esterni, e oggi lo rivendicano davanti agli occidentali. C'è un solo problema: il modello cinese è la negazione assoluta di tutto ciò che l’occidente può e deve essere, il frutto di una dittatura paranoica e maniaca del controllo.
Spero che mi abbiate seguito in questo paradosso: le fake news sono il frutto di una degenerazione della libertà di internet, ma non è tarpando la libertà che si risolve il problema. O meglio: lo si risolve, ma poi ci si trova come la Cina, dove non si può leggere il New York Times e ogni parola scritta nelle chat private è letta da occhi sospettosi ed eventualmente censurata.
Quindi quando ci chiediamo: abbiamo sbagliato tutto su internet?, la risposta è: no, perché tutte le alternative esistenti (la Cina, ma a suo modo anche la Russia) sono deprimenti e peggiori. Facebook e gli altri hanno problemi strutturali, ma si risolvono con più concorrenza, più innovazione, più libertà – e con un sacco di errori. Perché l’unica soluzione davvero definitiva al problema delle fake news è l’autoritarismo, ed è sconsigliabile.
Cosa è successo questa settimana
- Il più importante evento digitale di questi ultimi giorni si è tenuto in Cina, a Wuzhen, dove il Partito comunista ha tenuto la sua conferenza annuale sull'economia digitale. C'erano tra gli altri Sundar Pichai di Google e Tim Cook di Apple, tutti pronti a baciare l'anello.
- Alla conferenza non sono mancate le dimostrazioni di nuove tecnologie orwelliane.
- E' iniziata una nuova guerra tech. Questa è tra Amazon e Google, e si preannuncia come uno scontro importante. Avete provato a comprare una Chromecast su Amazon?
- Stanford ha usato i dati dei clienti Apple che hanno un Apple Watch per compilare una nuova ricerca sulle aritmie cardiache.
- Apple ha condiviso con Stanford i dati sulle aritmie con il permesso degli utenti, ma non fa lo stesso quando si tratta di condividere i nostri connotati.
- Negli ultimi giorni è finita dappertutto una gif animata che è la perfetta sinestesia: potete sentire quest'immagine muta?
Does anyone in visual perception know why you can hear this gif? pic.twitter.com/mcT22Lzfkp
— Lisa DeBruine ️ (@lisadebruine) 2 dicembre 2017
- Cosa c'è di peggiore di fake news impiantate da potenze straniere e mascherate da notizie politiche? Truffe e virus mascherati da notizie politiche sui social network.
- Un paio di settimane fa si parlava dello scandalo hacker di Uber. Ora Reuters ha scoperto chi era l'hacker giovanissimo (20 anni) che ha bucato Uber e si è fatto pagare dal suo ceo.
- In Cina, il più grande mercato di smartphone al mondo, Samsung non va tanto bene.
- I bitcoin sono l'altra grande notizia della settimana, ma date retta ad Alberto Brambilla: è tutta una bolla (mediatica).
- Se proprio volete investire, prima leggete questa storia di chi ha perso (o rischiato di) 200 mila dollari in bitcoin quando il computer in cui li "conservava" si è rotto.
- Già che si parla di Foglianti. Se non avete ancora letto le avventure musicali di Luciano Capone e David Allegranti, fatelo qui sotto.
- Questo è un paper accademico, ma se non volete leggerlo tutto vi riassumo la notizia: la stessa intelligenza artificiale che ha battuto il campione di Go (e che è stata successivamente vitaminizzata) ha imparato – da sola e nel giro di 24 ore – a giocare a scacchi e a shogi, raggiungendo livelli di bravura "superumani". Paura, eh.
- Per eliminare i nazisti da Twitter devi, paradossalmente, diventare un tedesco.
- Un gruppo di scienziati vuole eliminare la menopausa impiantando ovarie artificiali.
- Un giornalista del Washington Post (proprietà di Jeff Bezos) ha provato Amazon Key, il lucchetto digitale con telecamera che consente ai fattorini di portare pacchi direttamente in casa, aprendo il portone principale.
- Un'altra immagine che ha girato molto in questi giorni. C'è un'intelligenza artificiale che è capace di prendere la foto di un paesaggio nevoso e trasformarla in un paesaggio assolato (e viceversa) in maniera perfettamente credibile. Quando si dice "prova fotografica".
VIDEO BONUS
Questo è un nostro video, nel senso di un video del Foglio fatto dal valente Enrico Cicchetti. Ci sono lo spazio infinito, la cinematografia, i detriti in orbita, un robot netturbino. Guardatelo cliccando sull'immagine.
LONG READ, METTETEVI COMODI
Come perdere fiducia nell'umanità. Un giornalista di Vice Uk ha trasformato il giardino di casa sua nel primo ristorante di Londra secondo TripAdvisor (davvero: il migliore su oltre 18 mila), usando recensioni false e la foto di un uovo fritto sul suo piede.
Ci piacciono le infografiche fatte bene, e questa di Wired, che mostra l'andamento degli attacchi hacker e delle fughe di dati sensibili negli ultimi anni, è fatta molto bene.
Da qualche anno Amazon è invasa da prodotti di basso prezzo e buona qualità, spesso di marche cinesi che vendono esclusivamente sullo store di Jeff Bezos, eliminando tutti gli intermediari. Farhad Manjoo ha raccontato il fenomeno, che sta trasformando il mondo della tecnologia di consumo.
A proposito: una reporter del Wall Street Journal ha cercato di vivere una settimana usando solo prodotti venduti su Amazon. Ha funzionato, seppure con qualche inquietudine.
Come facciamo a usare l'intelligenza artificiale per diventare più intelligenti noi stessi? Un saggio complesso, ma bello.
Un'antica comunità hippy dove si passeggiava nudi sulla spiaggia si è reinventata come clinica per tecnocrati stressati della Silicon Valley, che tra un miliardo di dollari e l'altro hanno bisogno di "rientrare in contatto con la propria anima". Problemi da primissimo mondo.
L'America è leader mondiale nel campo dell'intelligenza artificiale, ma non per molto.
Storia di come la Russia abbia iniziato le sue guerre asimmetriche digitali ben 10 anni fa, in Estonia.
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