Il grande radicalizzatore
Secondo un articolo del New York Times tutte le volte che si usa YouTube si entra in un tunnel dal quale si esce un po’ più estremisti
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Il grande radicalizzatore
Domenica sul New York Times è uscito un articolo intitolato: “YouTube, il grande radicalizzatore”. La tesi dell’autrice, Zeynep Tufekci, è che tutte le volte che si usa YouTube, che si tratti di trovare il video di una ricetta culinaria o la registrazione di un discorso di Donald Trump, si entra in un tunnel dal quale si esce un po’ più estremisti. Il meccanismo è quello dei video consigliati. Quando si finisce di guardare un video, l’algoritmo di YouTube ne propone un altro afferente, e poi un altro e un altro ancora. Come se non bastasse, nella colonna di destra ci sono ulteriori video su cui cliccare. Come succede con i social network che promuovono l’engagement, YouTube è stato studiato per creare dipendenza: accedi per dare un’occhiata veloce e finisci per rimanere su YouTube mezza giornata.
Il problema è che per alimentare questa dipendenza è necessario aumentare gradualmente la dose – e l’algoritmo in questo è abilissimo. Cominci cercando il video di una ricetta per fare – immaginiamo – le lasagne vegetali e l’algoritmo ti consiglia il video di una guida pratica su come aumentare l’apporto di verdure nella dieta quotidiana. Poi ti consiglia un video sul vegetarianesimo. Poi ti consiglia un video sul veganesimo. Insomma, accedi a YouTube con l’idea di fare le lasagne e passi la serata a guardare video strazianti di animali maltrattati nei macelli industriali.
Finché si tratta di vegetariani e vegani, non è un gran problema. Il sistema è stato pensato esattamente per questo, e funziona: se vuoi diventare un esperto di tè cinese o vuoi sapere tutto sui nuovi modelli di smartphone, YouTube è eccellente. Ma il pericolo arriva quando si comincia a parlare di politica, scienza e religione. Uno studio pubblicato a febbraio dal Wall Street Journal ha mostrato, per esempio, che YouTube propone contenuti politici estremi a chi cerca video di politica mainstream.
Esattamente come è facile passare dalle lasagne vegetali al veganesimo, lo è altrettanto passare da Donald Trump al neonazismo, o da Hillary Clinton all’estremismo di sinistra. Se si guarda un video sulla teologia islamica si finisce su video che simpatizzano con l’Isis, se si guarda un video storico sull’Olocausto si finisce su video negazionisti, se si guarda un video sui vaccini ben presto arriveranno quelli degli antivaccinisti, e così via per i terrapiattisti, i negazionisti dello sbarco sulla luna e quelli che dicono che l’undici settembre fu un “inside job” di George W. Bush.
(Qui sotto, un'immagine tratta dallo studio del Wsj: se si cercano video sull'allunaggio, si ottengono soltanto teorie del complotto)
I produttori di contenuti lo sanno, ed enfatizzano questa tendenza al sensazionalismo. Spesso lo fanno per ottenere più clic possibile, ma a volte si tratta di malintenzionati, dai reclutatori dell’Isis in giù, che sfruttano le debolezze dell’algoritmo per attrarre attenzioni e seguaci.
L’articolo sul Grande radicalizzatore ha generato dibattito in questi giorni, ed è anche per questo che martedì la ceo di YouTube, Susan Wojcicki, ha annunciato nuove misure per combattere le fake news. La più rilevante è quella di allegare ai video controversi i link degli articoli di Wikipedia corrispondenti (per esempio: un video antivaccinista avrà in bella vista il link alla pagina di Wikipedia sui vaccini). Non sembra una mossa molto efficace, anche contando che Wikipedia può essere modificata da chiunque, e che intorno alle voci più controverse spesso si generano dibattiti feroci all’interno della comunità. Inoltre, Wikipedia ha fatto sapere che nessuno l'aveva avvertita dell'iniziativa.
YouTube ha scoperto troppo tardi che il suo algoritmo, pensato per i video di ricamo e per le ricette delle lasagne, è diventato uno strumento di radicalizzazione. L’anno scorso molti inserzionisti pubblicitari hanno abbandonato la piattaforma perché i loro marchi finivano associati a video di estremismo islamico. Poi si è scoperto che la piattaforma era piena di video che traumatizzavano i bambini. YouTube ha promesso di fare pulizia, ma ormai l’infestazione di video estremisti, disturbanti o pericolosi sembra inarrestabile.
Martedì l’azienda ha perfino annunciato che ridurrà le ore di lavoro dei dipendenti pagati per guardare e cancellare i video estremi: i poveretti hanno problemi di stabilità mentale, i filmati disturbanti sono troppi e troppo terribili.
(Una versione di questo articolo è uscita sul Foglio del 14 marzo).
VALLEY E ALTRE VALLEY
Cosa è successo questa settimana
- E' morto Stephen Hawking e tutti sapete che il mondo ha perso uno dei suoi scienziati migliori. Il coccodrillo più bello uscito finora è quello del New York Times.
- Tutti avrete visto in questi giorni i video di Hawking che fa le ospitate nelle puntate dei Simpson o di Big Bang Theory. Noi non vogliamo ripeterci, ma questa tabella condivisa da Quartz su tutti i numeri della figura nell'immaginario popolare è notevole.
- Tra questi bei numeri raccolti da Quartz, però, ne manca uno importante, di cui Hawking sarebbe stato probabilmente contento:
- Notizie. La Casa Bianca, dopo infiniti tentennamenti, ha imposto sanzioni contro la Russia per l'intromissione dei suoi hacker nella campagna elettorale americana.
- Inoltre, Washington accusa Mosca di aver tentato di infiltrare alcune infrastrutture energetiche in territorio americano.
- La tentata acquisizione di Qualcomm da parte di Broadcom è finita male. Broadcom ha rinunciato dopo che la Casa Bianca ha bloccato il deal per ragioni di sicurezza nazionale.
- Per il New York Times, la mossa di Trump potrebbe essere considerata come il vero inizio della nuova guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti.
- Apple ha annunciato l'intenzione di comprare Texture, un servizio di news che vuole essere la Netflix o la Spotify dei giornali. Qui c'è il mio commento, in breve:
- Qui c'è un mio commento un po' più in lungo, sul Foglio.
- Qui invece riproponiamo il commento dell'ottimo Frederic Filloux, che spiegava perché una Spotify per le news non può funzionare.
- Dopo aver piazzato il suo assistente con intelligenza artificiale in tutte le case private d'America, adesso Amazon vuole piazzarlo in tutti gli uffici.
- Gli uffici di Amazon a Tokyo sono stati perquisiti dalle autorità antitrust locali.
- Dall'altra parte del mondo, la Francia ha deciso di giocare duro contro big tech.
- Google intanto vuole bandire tutte le pubblicità di criptomonete.
- Sapevate che c'è stata una hackathon al Vaticano?
- Theranos è caduta definitivamente.
- Peter Thiel ha ottenuto un appalto da più di 800 milioni di dollari dall'esercito americano.
- Il Pentagono, nel frattempo, sta diventando bravo a usare l'intelligenza artificiale per catturare i terroristi.
- Elon Musk sta assumendo gli scrittori umoristici del sito satirico The Onion. C'è un progetto segreto in ballo.
- Come al solito, arriva un momento in cui dobbiamo parlare di Cina. Anzitutto perché Alibaba, dopo aver fatto nel 2014 la più grande IPO di sempre alla Borsa di New York, forse vuole quotarsi di nuovo, ma in un listino cinese.
- Occhio, perché in generale questo sarà un anno di grandi IPO provenienti dalla Cina, da Xiaomi in giù.
- La cosa interessante sulla Cina, però, questa settimana l'ha scritta Axios. Diciamo sempre che Pechino sta assumendo una posizione dominante nella corsa per l'intelligenza artificiale (lo ripete il Financial Times giusto questa settimana). Ma Steve LeVine dice il contrario: l'America è ancora molto avanti, e la Cina potrebbe non raggiungerla mai.
VIDEO BONUS
Libri cartacei o ebook? Il dibattito è infinito, anche se sapete bene da che parte sta Silicio. Qui una brava giornalista di The Verge si sdoppia per dialogare con se stessa sul tema.
LONG READ, METTETEVI COMODI
Nel 2014, Amazon era al minimo di vendite da più di un decennio e aveva problemi finanziari. Oggi è la quarta compagnia di maggior valore al mondo, ed è diventata il terrore dell'industria americana: ovunque si espanda, dalle farmacie alle assicurazioni, fa sfracelli. Una bella long read di Bloomberg sul gigante più pericoloso di tutti.
Ancora Bloomberg, ancora Amazon: un racconto di come l'alleanza con Jeff Bezos abbia reso Audible un monopolista nel campo degli audiolibri.
Sir Tim Berners-Lee, l'inventore del web, il giorno del 29esimo compleanno della sua creatura ha pubblicato una lettera aperta per dire: bisogna rompere i monopoli della Silicon Valley.
Cosa succede quando un millennial decide di staccarsi completamente da internet? Un incubo.
Ricordate quando Mark Zuckerberg era un teenager con le ciabattone di plastica? Adesso è un uomo di 34 anni, e con lui tutti gli altri fondatori dell'ultima generazione tech. I ragazzi stanno diventando grandi, e questo è un bene.
A proposito: qui c'è un altro ceo che vuole entrare nel club dei grandi.
Facebook ti consente (con moltissima fatica) di scaricare l'archivio di tutta la propria storia sul social network. Ci si trovano dentro tutte le vecchie foto, ma anche un sacco di altre informazioni interessanti.
Una nuova ricerca consente alle persone amputate di percepire la posizione dei loro arti prostetici anche con gli occhi chiusi. A noi sembra normale, ma è una cosa che cambia la vita.
Ho lasciato per ultima la cosa più pazzesca di tutta la newsletter. Un programmatore ha fatto un podcast che si genera automaticamente tutte le volte che qualcuno lo ascolta. Cosa vuol dire? Vuol dire che tutte le volte che un ascoltatore spinge play, sente una nuova storia generata dal computer a proposito di un luogo immaginario chiamato Sheldon County, narrata da un sintetizzatore vocale. Ogni podcast è differente: nessuno ne sentirà uno uguale all'altro. In maniera stupefacente, la narrazione funziona.
APP DELLA SETTIMANA
Di certo conoscete Telegram, la app di messaggistica preferita dall'Isis e da Silicio (e da David Allegranti, che ha appena aperto un canale politico). Forse non sapete però che Telegram promuove la concorrenza intra aziendale, e ha dato il compito a un team di riscrivere la app originale per farla migliore. La app nuova coesiste insieme con quella vecchia, ma vale la pena provarla. Si chiama Telegram X. Per iPhone e per Android.
Il Foglio sportivo - in corpore sano