Le indispensabili fatiche dell'amore

Eugenio Cau

Mantenere vitale una relazione umana non richiede solo empatia e sensibilità. Richiede un'attività costante e molto pratica. Facebook ha risolto queste fatiche e difficoltà emotive. Ecco perché è impossibile abbandonarlo

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Le indispensabili fatiche dell'amore

 

Pochi giorni fa Sarah Jeong, giornalista di The Verge, ha ricordato in maniera molto efficace la vera ragione per cui è impossibile abbandonare Facebook. Non perché "ci sono tutti i miei amici", oppure "è comodo". L'argomento  di Jeong è molto più completo, ed è: Facebook ha risolto le fatiche e le difficoltà emotive che erano insite nei rapporti umani.

 

Mantenere vitale una relazione umana non richiede soltanto empatia e sensibilità. Richiede un'attività costante e molto pratica: "Abbiamo dimenticato (o forse mai notato) quante ore i nostri genitori trascorressero intenti a tenere la loro rubrica aggiornata, a bussare alle porte dei vicini per essere sicuri che tutti fossero invitati al barbeque del fine settimana, a fare chiamate a rotazione ai parenti, a ritagliare articoli interessanti di giornali e inviarli a un amico, a mettere insieme le cartoline per il giorno di San Valentino, per Pasqua, Natale e così via. Non sappiamo cosa significasse mettere con cura in ordine alfabetico i biglietti da visita in un Rolodex. Le persone trascorrevano un sacco di tempo a fare queste cose, perché meno lavoro facevi, più piccolo era il tuo network sociale".

 

Da qualche anno, Facebook ha iniziato a fare tutte queste cose per noi, e ha "trasformato le indispensabili fatiche dell'amore in un business di successo", scrive Jeong. Il problema è che il business ha ben presto preso il sopravvento sull'amore, e che quei rapporti che prima erano resi più facili da Facebook adesso ne sono messi in pericolo.

 

Nel tentativo di trovare una soluzione al problema, Jeong indica le app di messaggistica come un possibile network sociale capace di fare per noi le "fatiche dell'amore" senza gli obblighi e i problemi di Facebook. WhatsApp, Telegram e gli sms sono un network sociale senza l'algoritmo, insomma. Di questa possibilità (che per Facebook è un pericolo) Mark Zuckerberg è da sempre molto cosciente. Per questo ha comprato WhatsApp (oltre che Instagram, coprendosi così sul lato della condivisione delle fotografie).

 

Fino a oggi, WhatsApp è stato un peso nei conti di Facebook. I suoi utenti continuano ad aumentare (hanno quasi raggiunto il miliardo) e la app di messaggistica condivide molti dati con la casa madre (anche se in alcuni paesi, come la Germania, i tribunali hanno impedito la condivisione). Ma per ora WhatsApp non ha un modello di business profittevole. Non ha alcun modello di business. E' questo che rende WhatsApp e le altre app di messaggistica un buon posto per mantenere relazioni sociali: non c'è pubblicità, non ci sono algoritmi che decidono quali messaggi farti vedere e quali no, non ci sono troll russi, non c'è advertising targetizzato.

 

WhatsApp è una miniera che Facebook non ha ancora cominciato a scavare, ma ci sono segnali che le cose potrebbero cambiare. Qualche giorno fa Jan Koum, il fondatore di WhatsApp che nel 2014 ha venduto la sua creatura a Facebook per quasi 20 miliardi di dollari ma era rimasto attivo tanto nella società quanto nel consiglio di amministrazione di Facebook, ha annunciato le sue dimissioni.

 

Le ragioni non sono note, ma secondo indiscrezioni di stampa Koum se n'è andato in disaccordo con la dirigenza di Facebook su questioni di privacy e sicurezza nella sua app. In pratica: Facebook vuole iniziare a fare soldi veri con WhatsApp, per farlo ha bisogno di ridurre privacy e sicurezza, e Koum non era d'accordo. Un analista di Barclays ha scritto: "Per anni tutte le nostre fonti ci hanno detto che 'quando se ne va Koum, arrivano le ads'".

 

Questa settimana Zuckerberg ha cercato di tranquillizzare gli utenti almeno sul lato della sicurezza: non elimineremo la crittografia, ha detto. Ha anche annunciato nuove misure per proteggere la privacy su Facebook, alcune delle quali interessanti, come la possibilità di cancellare le propria "cronologia".

 

Ma la prevalenza del business sull'amore rimarrà tale, e si estenderà a WhatsApp. Piuttosto, meglio Telegram. E' appena stato bandito dalla Russia di Putin e dall'Iran degli ayatollah, non può che essere un buon segno.


  

VALLEY E ALTRE VALLEY

  

Cosa è successo questa settimana

 

  • Anzitutto, completiamo il giro dei risultati trimestrali iniziato la settimana scorsa.Apple è andata benissimo, battendo le solite paure che il nuovo iPhone stia vendendo poco.
  • Alibaba ha battuto le previsioni degli analisti.
  • Spotify, nella sua prima trimestrale da azienda quotata, è andata meh.
  • Facebook ha tenuto la sua conferenza F8. Due cose: ci sarà un sistema percancellare la propria cronologia, come sui browser, e sarà inaugurato un servizio di appuntamenti romantici. La notizia più importante è la prima, quella di cui si sono occupati tutti i media è la seconda. Ottimo lavoro del reparto comunicazioni di Facebook, come al solito.
  • Stephen Colbert, il comico americano, ha immaginato come potrà essere un'appuntamento quando Facebook sarà leader del mercato (ma Tinder non sarà affatto morto). Video qui sotto.

  • Zuckerberg però non ha fatto passare completamente la tempesta Cambridge. Pare che il Parlamento britannico sia più rognoso di quello americano.
  • A proposito di Cambridge Analytica: pare che anche Twitter abbia venduto dati ai ricercatori sbagliati.
  • Ah, e poi Cambridge Analytica ha chiuso.
  • Tornando a Twitter, pare che a causa di un bug le password di oltre 300 milioni di utenti siano state conservate in formato non protetto. Twitter dice che non ha rilevato nessuna violazione dei suoi sistemi, ma consiglia comunque di CAMBIARE LA PASSWORD, SUBITO.
  • Magari quando cambiate la password usate il link corretto, non come John Podesta, che si è giocato così la campagna elettorale di Clinton alla presidenza degli Stati Uniti. Cliccate sull'immagine per leggere tutto il tweet.

VIDEO BONUS

 

Un corto cinematografico con una sceneggiatura molto semplice: 218 sms e 4 telefonate. Una storia raccontata attraverso la recitazione dei testi dei messaggi. Dura una mezz'oretta, ma vale. Clicca sull'immagine per vedere il video.


LONG READ, METTETEVI COMODI

Bisogna ricominciare a parlare di videogiochi. Non solo perché la Nintendo sta andando benissimo e stanno uscendo titoli interessanti, ma anche perché finalmente i videogiochi, dopo anni di promesse non mantenute, sono diventati un fenomeno di massa vero. Ne abbiamo già parlato nelle newsletter precedenti e ci torneremo, ma intanto ecco un bel racconto del New York Times sul fenomeno degli e-sport.

 

Il videogioco con cui dovete iniziare a famigliarizzare si chiama Fortnite. E' uno sparatutto molto particolare, e sta bruciando il cervello di una generazione. Ancora il New York Times.

 

Rachel Withers racconta su Slate che lei giudica gli uomini da come trattano Alexa, dove Alexa sarebbe l'assistente digitale di Amazon. Se urlano e sbraitano contro il cilindro con intelligenza artificiale, lei preferisce non averci un appuntamento. Sembra una boutade simpatica, ma in realtà da qui può partire un discorso serio sull'approccio tra uomo e intelligenza artificiale.

 

La blockchain, oggi, è considerata come "quella roba con cui si fanno i bitcoin". In realtà, fin dagli inizi dietro alla blockchain si è creato un movimento molto politico, fatto di persone che dicono: con questa nuova tecnologia, possiamo cambiare il mondo; con questa nuova tecnologia, possiamo fare la rivoluzione. La Tech Review del MIT con un bel reportage.

 

A proposito di rivoluzioni: racconto del Guardian sulle startup che vogliono cambiare il modo in cui mangiamo, a partire dal consumo della carne.

 

Il New Yorker racconta dei vigilantes online che vendicano le vittime di attacchi hacker hackerando a loro volta, spesso al limite della legalità.

 

Un po' di numeri dell'Università di Oxford sulle conseguenze che l'automazione e l'avvento dei robot avranno sul mercato del lavoro.

 

A questo proposito, il racconto lunare dei più ridicoli "bullshit job" del mondo, vale a dire: lavori inutili e sommamente alienanti. Per esempio, il guardiano di museo costretto a trascorrere otto ore al giorno a fare la guardia a una stanza vuota. No, davvero: otto ore a fare la guardia in una stanza vuota. In questo caso un robot non farebbe male.


  

APP DELLA SETTIMANA

Questa è una app fresca fresca, uscita pochi giorni fa, ed è di Google. Google Task è una app che consente di fare liste. Lista della spesa, lista delle cose da fare, lista degli esercizi per la palestra, lista dei libri letti. Ottimo strumento di organizzazione, essenziale ma efficace. E poi è di Google: è perfettamente integrato nell'ecosistema di Gmail. Per iPhonee per Android.

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.