Riassuntino Solferino
Le manovre di Urbano per spedire Joe Servergnini in politica e salvare 7 (ma lo salverà il Cav.)
Servegnini direttore, disperato è l’editore. Joe lavora per noi. Al di là di ogni più rosea aspettativa di questa povera rubrica Joe racconta sul Corriere della Sera il suo mancato appuntamento col Parlamento. Ormai si sfotte con le proprie mani e ci costringe a fare solo dei riassuntini delle sue comiche gesta.
Servegnini direttore, disperato è l’editore. Riassuntino: Matteo Renzi suo lo voleva deputato, Ferruccio de Bortoli – a suo tempo direttore – dice no. Il senno del poi ci fa capire il perché. De Bortoli disse no alla candidatura di Joe giusto per non dare un vantaggio a Maria Etruria Boschi che col prode Servegnini al fianco avrebbe ben potuto fronteggiare le orde degli inferociti clienti di Banca Etruria…
Servegnini direttore, disperato è l’editore. Riassuntino: Joe confessa di avere rifiutato l’offerta che nessuno rifiuta e Urbano Cairo che lo ha messo alla guida di 7 adesso si morde le mani. Anche la signora Joe, la consorte Ortensia, d’accordo con De Bortoli, aveva proibito al marito di mettersi in lista con i comunisti del Giglio magico.
Servegnini direttore, disperato è l’editore. Ancora un riassuntino. La signora aveva però imposto a Joe di accettare l’offerta di Cairo: dirigere il settimanale di via Solferino dove però – e l’editore, disperato, si morde le mani – Servegnini sta facendo scappare gli inserzionisti (vero, Irene?).
Servegnini direttore, disperato è l’editore. Cairo affranto chiama anche la signora Ortensia, da 31 anni sposa di Joe: “Come gli hai ordinato la direzione di 7, non potresti ordinargli adesso di dimettersi?”.
Servegnini direttore, disperato è l’editore. Cairo disperato si rivolge all’intero arco costituzionale perché si prendano Joe al Senato. Ma forse non c’è da limitarsi ai soli palazzi della vecchia politica e Urbano, infatti, chiede anche ai cinque stelle di candidare Servegnini pur di toglierlo da 7 e così salvare il settimanale di via Solferino.
Servegnini direttore, disperato è l’editore. Joe lo accetterebbe un posto al Senato col M5s a condizione però che il movimento cambi nome e diventi M6s, e la sesta stella, va da sé, è lui. Luigi Di Maio, orripilato dalla sola ipotesi di farne sei, di stelle, lo fa linciare dalla rete e si dichiara disposto a candidare solo Irene (vero, Irene?) o, al più, la signora Ortensia.
Servegnini direttore, disperato è l’editore. Tutti i partiti, temendo la concorrenza grillina, già fanno a gara per aiutare l’editore del Corriere e solo Massimo D’Alema – in combutta con Aiace, il proprio cane mordace – non lo vuole nemmanco come usciere di Italianieuropei.
Servegnini direttore, disperato è l’editore. D’Alema non lo vuole ma il resto di Mdp, sperando di avere in cambio più visibilità sulle pagine del Corriere, offre a Joe il collegio di Crema dove però – non potendo povero lui conteggiare i tassisti in servizio sulla tratta Milano-Crema, tutti quelli dei buoni taxi – ha solo lo 0,8 per cento.
Servegnini direttore, disperato è l’editore. Ci fa un pensierino Matteo Salvini e fa subito stampare le felpe con la scritta Servegnini ma Joe pretende ben più che uno scranno da senatore: “O il posto di Roberto Maroni come governatore della Regione Lombardia, o resto a 7”.
Servegnini direttore, disperato è l’editore. Cairo supplica Salvini di dire sì alla richiesta e se a Matteo non pare vero di regolare i conti col suo nemico interno una riserva mentale se la pone quando Joe, pur in camicia verde, confida a Elisa Isoardi (che a sua volta lo confida ad Alfonso Signorini) il vero programma elettorale.
Servegnini direttore, disperato è l’editore. Ecco cosa farà in Lombardia, Joe: cambiare Largo Treves in Largo Maria Etruria, via Solferino in via del Giglio magico, sostituire tutte le statue di Alessandro Manzoni con statue di Matteo Renzi, nominare amministratore delegato degli aeroporti in Lombardia Tiziano Renzi, quindi affidare la gestione della Sanità regionale a Luca Lotti.
Servegnini direttore, disperato è l’editore. L’uomo buono più buono che ci sia, il gigante statista, il cavaliere senza macchia e senza paura – ovvero il Cav. – corre in soccorso del suo antico alunno, ossia Cairo, e gli toglie la castagna dal fuoco: “Lo candido io”.
Servegnini direttore, disperato è l’editore. Provvede a far prendere a Joe la residenza in Sicilia, precisamente a Lampedusa, nella casa a suo tempo acquista dal Cav. e mai più usata, e lo mette in pista nell’ormai imminente gara alla conquista della presidenza della Regione Siciliana: “Joe porta un valore aggiunto: zucchero e caffè, quello che manca a Micciché!” Ma Joe dice…
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