Il jihad contro i gatti e lo spirito dell'occidente
In un famoso forum dell’Isis, ottobre 2015, si discusse in maniera appassionata sull’ineluttabilità della distruzione di Israele e degli ebrei, “da eliminare uno ad uno in ogni modo possibile”. Vi tennero banco i coltelli, con cui i militanti islamici, e meglio ancora se palestinesi, stavano ferendo ed uccidendo civili israeliani. Vennero glorificati, quei coltelli, e paragonati alla tempra della lama con cui Jihadi Joe decapitava gli ostaggi arancioni. E si tenne, quel forum, sette mesi dopo il Bataclan, allorché sui social media fece la sua comparsa l’hastag #jesuiscouteau, io sono un coltello, a celebrare il giovane che, in piena Tel Aviv, aveva accoltellato tredici persone su un autobus. Bene. E’ di ieri la notizia che a Mosul, sua estrema roccaforte, al-Baghdadi abbia emesso una fatwa per la quale ammazzare, lame alla mano, tutti i gatti della città. Avete capito bene, tutti i gatti: in quanto, povere bestie, “contrarie alla visione, all’ideologia e alle credenze dello jihad”. Decisione oscena. E orrenda. E grottesca. E scandalosa. E prontamente denunciata, infatti, dalle prime pagine dell’informazione planetaria. Ma il momento della lotta alfine è giunto. Passi per gli ebrei. Nessuno si illuda, però, che l’Occidente possa sopportare una strage di gatti.
P.S. Se la notizia – che io mi ostino a ritenere vera in quanto ribadita da Repubblica, Corriere della Sera e il Fatto – non fosse stata clamorosamente smentita da Annalena Benini, Washington Post, New York Times, La Verità di Maurizio Belpietro, Times, i tweet di Daniele Raineri e quant’altro, avrebbe rappresentato e rappresenta comunque la morale profonda dell’occidente.
Il Foglio sportivo - in corpore sano