La lezione della vita reale per Papa Francesco
Vediamo, per una volta, di essere inappuntabili. Perciò. Genovese non è, che sarebbe il massimo, ma ligure di origine, almeno questo sì. Si ritrovò dall’altra parte dell’oceano. Ne vide, fin da adolescente, di cotte e di crude. Garzone di fatica, di pulizia in una fabbrica, buttafuori per uno dei locali più malfamati di Còrdoba. S’innamorò, ebbe una fidanzata, si lasciarono e si fece prete. Studiò. Anche psicologia. Viaggiò, insegnò, divenne gesuita, vescovo, e poi, il vescovo più importante dell’Argentina. Sempre in mezzo alla gente, sempre a contatto coi più semplici. Fu aduso, infatti, a spostarsi con gli autobus. Nulla gli risparmiò, la vita, comprese la dittatura e la vista dei costumi più dissoluti. Dissoluti nei suoi barrios, tanto amati, quanto nello spregevole tran-tran dei puttanieri della Casa Rosada. Fu l’esperienza, a portarlo molto in alto. Insieme all’amore per gli altri, certo, alla misericordia, e a molte e diverse virtù. Ma fu, soprattutto, la lezione della vita reale, concreta. Diventò Papa. Restò pragmatico. Proprio ieri ha voluto, dall’alto di quella stessa sterminata esperienza, comunicare Urbi et Orbi che tra il maschio e la femmina passa tuttora un’apprezzabile differenza.
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