Cittadinanza, pasticcini e spumante
Per gli altri farei come suggerisce Beppe Turani, quanto a noi invece...
Per gli altri farei come suggerisce Beppe Turani, due pasticcini e spumante, o aranciata (con canto di quella parte dell’Inno di Mameli che perfino alcuni autoctoni conoscono), nella festicciola organizzata dal Comune quando si concede loro la cittadinanza dopo alcune incombenze vagliate senza il viso dell’arme. Quanto a noi, avanti con l’età, anni e anni accompagnati passo passo da Mariotto Segni, da Enzo Biagi, da Willer Bordon, da padre Pintacuda con i costituzionalisti di Torinò-nò-nò, da Di Pietro, Borrelli, Colombo, Davigo, dallo studio Stella, dallo studio Rossi, dallo studio Lucibello, dalle 10 domande, dal fantasma di Berlinguer, da Ingroia, Travaglio, Ordine dei giornalisti, Saviano, signora Camusso, signor Cofferati, dal regista Sorrentino con i professori Asor Rosa e D’Orsi, da Striscia la notizia, Caselli, Severgnini, la Gruber, quello là dei pregiati ospiti nella Gabbia, dal professor Odifreddi, da quell’altro col pensiero debole, presi poi per mano dal miracolato che presiede il Senato e dalla miracolata della Camera, da quel Gotor di strabiliante lucidità, e circondati infine dalla raffinata compagnia di Andrea Scanzi, Woodcock, Grillo, Dibba, Di Maio, Casaleggio, Milella, Latella, Mentana, Taverna e De Bortoli, però com’è elegante quel De Bortoli, ecco lì che ogni tanto, ripensandoci, ci diciamo come questo benedetto ius di stare soli ce lo saremmo guadagnato pure noi.
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