Quando l'antisemita progressista accusa quello della Lazio
Così la sinistra e l'Europa hanno giudicato tutti i leader di Israele. Ora però si indignano dei tifosi biancocelesti
Su David Ben Gurion non ci sono dubbi, cacciò i palestinesi nel 1948 e stracciò gli eserciti arabi nel 1967. Ebreo socialista. Porco. Moshe Sharett, socialista anch’egli, prese il posto di Ben Gurion e gli divenne avversario. Porco. Levi Eshkol, sempre di sinistra, fece Moshe Dayan ministro della Difesa. Porco. Golda Meir, socialista, affrontò la crisi petrolifera dopo la dura guerra del Kippur, fece la pace con l’Egitto di Sadat e fu, contemporaneamente, “il miglior uomo di Israele al governo” e “la nonna del popolo israeliano”. Porca. Yitzhak Rabin, socialista, firmò gli accordi di Oslo. Ucciso da un colono ebreo. Porco fino alla vigilia della morte. Dopo morto, mezzo porco. Menachem Begin, destra, fermò i siriani e l’Hezbollah nascente che, dal Libano, volevano distruggere Israele. Consentì Sabra e Shatila. Falco e porco. Yitzhak Shamir, conservatore di destra. Porco. Shimon Peres, socialista, controfirmò gli accordi di Oslo e appoggiò Ariel Sharon nello sradicamento temporaneo del terrorismo palestinese. Mezzo porco. Tre quarti porco. O meglio, cinque sesti porco. Ehud Barak, socialista, ritirò le truppe israeliane dal Libano meridionale e offrì Camp David, cioè territori e Gerusalemme. Arafat rifiutò. Porco Barak. Ariel Sharon, conservatore, passeggiò sulla Spianata delle Moschee, cedette Gaza senza contropartite e ottenne in cambio missili. Superporco. Ehud Olmert, Kadima, appoggiato dai laburisti, consentì l’operazione “Piombo fuso” a Gaza. Porco. E pure un poco ladro. Benjamin Netanyahu è il conservatore in carica. Molto porco. E bon. Così sono stati giudicati tutti i leader di Israele, socialisti o conservatori che fossero, dai progressisti prima e dall’Europa poi. Ci dicono gli stessi, però, e per questo da ieri si disperano, che il vero pericolo antisemita viene dai laziali.