L'infedele Tariq e la mano morta
Incredibile, il professor Ramadan ha ceduto come tutti noi depravati occidentali
Avete presente, vero, Tariq Ramadan? L’islamista voltairiano con casa in Svizzera e cattedra ad Oxford previ dollari qatarioti, 11 milioni per la precisione? Quello adorato dai multiculti, il ricercato conferenziere, il raffinato cervello dei Fratelli musulmani piazzato nel nostro continente aperto al nuovo? Beh, pare in guai seri. No no, mica perché, terminate le lezioni colte, si ficcava nelle banlieu islamiste a sobillare che il Bataclan, la Francia, se l’era in fondo cercato; e stessa musica ad ogni strage. Mica per la propaganda antisemita con cui avvelenava i colti consessi nei quali, a dire il vero, lo invitavano promotori che andavano pazzi per farsi avvelenare. E nemmeno per i suoi reiterati e verificati rapporti con l’islamismo più bombarolo. Su simili quisquilie, la vecchia Europa transige. Al professor Ramadan, secondo cui, testuale: “le donne devono tenere lo sguardo fisso a terra per strada” e “se cercano di attirare l’attenzione attraverso il profumo, attraverso il loro aspetto o i loro gesti, non sono nella direzione spirituale corretta”, viene ora imputato di non essersi frenato con alcune donzelle dallo sguardo in aria e, Allah hu akbar, grondanti di profumo. Essendo la gnocca una talpa che scava sembra essersi convertito, l’infedele Tariq, alle venerabili ragioni della mano morta. Uguale uguale a tutti noi depravati d’occidente. Ora è impalato e tanto peggio per lui. Lo sapeva. Così è l’Europa: tritolo passi, ma fica ti fracassi.
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