Il cavallo di Troia del divieto di sconti di pena per i reati di omicidio e di stupro
I problemi che stanno dietro la scelta del Cav. di votare a favore della legge proposta da Salvini
Ci sono le elezioni, poche balle. Primum, vincerle, e se per vincerle si mandano a puttane i motivi per cui le si vorrebbe vincere, non ci mettiamo adesso a fare i difficili. Si capisce. Basta sapere che la saggezza popolare non raccomandava esattamente: tenetevelo voi, l’uovo oggi, io voglio la gallina domani. Perché è nel nome di questo criterio, bisogna pensare, che l’Amorazzo nostro (l’Amor nostro, non finendo in azzo, si è astenuto) ha votato l’altro ieri una legge proposta da Salvini, quello dei negri, sì, quello che pensa ai vivi, proprio lui, con cui si vietano il rito abbreviato e gli sconti di pena per i reati di omicidio e di stupro. Ora. Ciò che importa a me, non è tanto il fatto che l’uomo politico che avrei deciso di votare mi abbia ficcato nel sedere il quarto dito medio in un mese. Ne ho viste tante, sono così anziano, forse lo voto lo stesso, forse non lo voto più. M’importa piuttosto che le Amorose mie, le donne, comprese le femministe dure al centro del dibattito, non si facciano infinocchiare da un’infamante legge padanian-capestro solo perché appare spietata contro lo stupro. Laddove è solo contro l’umanità. Decideranno loro se opporvisi o no. Ma una cosa, da porco maschio, glie la voglio dire. Continuerà me-too, si accentuerà, si troverà un altro modus, o ce lo taglieremo tutti, questo chi lo sa. Sappiano loro questo, che una riga rossa è stata tirata l’altro ieri. E’ finita col vecchio carro e con quei cari buoi: ormai, tira più un cappio di corda che un pelo di fica.