Di Pietro scatena l'insurrezione dei radical chic del Pd
Un'idea lanciata appena qualche giorno fa ha scatenato una canea volgare dalle parti del Partito democratico
Cerchiamo almeno per questa volta di parlar chiaro, di non alludere e di non farci sfuggire frasi che possano prestarsi ad equivoci per stupide voglie di divertire le quali, tra l’altro, e porcaccia la puttana, ci fosse una volta che raggiungessero lo scopo. Perciò: cronaca. Solo cronaca. Stop. E cioè. Primo: Antonio Di Pietro ha dichiarato, era il 5 gennaio: “Sono stato contattato sia dal Pd che da Liberi e Uguali. Non ho ancora deciso con chi candidarmi, ci sto pensando”. Secondo: sarà una boutade, ci siamo chiesti, sarà per caso una furbata? Terzo: poiché è pur sempre il sacro fuoco del giornalismo che ci brucia dentro, abbiamo cercato di verificare. Telefonando direttamente, prima, e supplicando poi persone ben più prestigiose di noi di interpellare il Pd: è vero? Non è vero? Lo candidate? Non lo candidate? Quarto: “Ancora non abbiamo deciso”, è stata la risposta. Risposta resa a noi stessi, così come ai più prestigiosi di noi. Ciò che confermava, quinto, come la proposta del Pd fosse stata in effetti avanzata. E’ stato a questo punto, vale a dire al sesto, che un giro di telefonate successive ci ha squadernato davanti una canea volgare la sua parte: “Di Pietro? Vaffanculo il Pd!”; “Candidano quello? Li saluto!”; “Chi è stato lo scemo che ha avuto l’idea?”; “E Davigo? Davigo no?”; “E D’Adamo? Manco D’Adamo?”; “C’è stata una richiesta ufficiale della Mercedes?”; “O è Bobo Craxi, lo sponsor?”. La morale, vale a dire l’unico commento fuori dalla cronaca solo per arrivare al punto sette, è che l’intero mondo radical chic del Pd si è ribellato come un sol uomo all’idea di una candidatura Di Pietro. Pazzesco. Se ne dovrebbe dedurre, potesse mai esistere un punto otto, che ancora non c’è, nel Pd, maturità politica sufficiente per capire come lo sbocco naturale della Leopolda debba diventare la Manigolda.