L'Argentina di Messi boicotta Israele
Prima il terrore poi i complimenti. Così Hamas ha spaventato la nazionale argentina facendo saltare la partita con la nazionale israeliana
La nazionale argentina di calcio ha cancellato la partita con la nazionale israeliana programmata per il 9 giugno ad Haifa, in un primo tempo, e spostata poi a Gerusalemme. I calciatori argentini erano stati fatti oggetto di odiose minacce da parte di gruppi organizzati palestinesi e di lettere minatorie in cui venivano minacciati di morte loro stessi e i loro familiari. Hanno avuto paura, hanno deciso di rinunciare all’incontro, la loro federazione li ha coperti e lo stesso presidente argentino, raggiunto al telefono da Netanyahu perché respingesse il ricatto, non si è sentito di farlo. Chi si aspettava un atteggiamento eroico contro Hamas e i suoi epigoni è rimasto comprensibilmente deluso, mentre Hamas si è orribilmente congratulata con Messi e i suoi, dopo averli terrorizzati fino a un attimo prima. Il nome di Messi viene ora entusiasticamente scandito per le strade, non solo di Gaza e della Cisgiordania, laddove pronunciato con qualche disgusto da chi si sarebbe aspettato un atteggiamento più coraggioso. Forse era giusto chiedere più coraggio a Messi e ai suoi ragazzi. Forse. Ma è utile ricordare, in momenti del genere, come lo stesso ricatto venne subito per interi decenni da una grande nazione i cui capitani non vestivano in mutande e maglietta per correre su un prato, bensì in severi completi grigi. Era l’Italia del Lodo Moro.