I migranti ai tempi dei Promessi sposi
Era il 1629 e Renzo Tramaglino, un birbone col mandato di cattura sulle spalle, fuggiva disperato dallo Stato di Milano per riparare, clandestino, nella Repubblica di Venezia
Verso l’Adda, dunque: “Cammina, cammina… a poco a poco, si trovò tra macchie più alte di pruni, di quercioli e di marruche. Seguitando a andare avanti, e allungando il passo, più con impazienza che voglia, s’accorse di entrare in un bosco. Provava un certo ribrezzo a inoltrarvisi; lo vinse, e contro voglia andò avanti; ma più che s’inoltrava, più il ribrezzo cresceva, più ogni cosa gli dava fastidio…le gambe provavano come una smania, un impulso di corsa, e nello stesso tempo pareva che durassero fatica a reggere la persona. A un certo punto quell’uggia, quell’orrore indefinito con cui l’animo combatteva da qualche tempo, parve che a un tratto lo soverchiasse”. Quando “tutto tacendo intorno a lui, cominciò a sentire un rumore, un mormorio, un mormorio d’acqua corrente. Sta in orecchi; n’è certo; esclama: è l’Adda!”. Era il 1629 e Renzo Tramaglino, un birbone col mandato di cattura sulle spalle, fuggiva disperato dallo Stato di Milano per riparare, clandestino, nella Repubblica di Venezia. Gli si frapponeva, a giungere nel bergamasco, quell’Adda temutissimo, fiume di gorghi terribili e di anse arrischiate, pericoloso, agli occhi del povero Renzo, non meno di un gran mare. Il pescatore della barca aveva indovinato in un lampo le intenzioni di Renzo: “Mi fareste il servizio, col pagare, di tragittarmi di là?”. Così che quello, intascata una berlinga, data un’occhiata alla riva milanese, e al fiume di sopra e di sotto, subito lo traghettò da Milano per Venezia. Toccarono finalmente l’altra riva. E Manzoni precisa: “Perché la così pronta e discreta cortesia di qualcuno non faccia troppo maravigliare il lettore, dobbiamo informarlo che quell’uomo, pregato spesso di un simile servizio da contrabbandieri e da banditi, era avvezzo a farlo… lo faceva, dico, ogni volta che potesse esser sicuro che non lo vedessero né gabellieri, né birri, né esploratori. Così, senza voler più bene ai primi che ai secondi, cercava di soddisfarli tutti, con quell’imparzialità che è la dote ordinaria di chi è obbligato a trattar con cert’uni, e soggetto a renderne conto a cert’altri”. Renzo si fermò un momentino sulla riva “a contemplare la riva opposta, quella terra che poco prima scottava tanto sotto i suoi piedi. ‘Ah! ne son proprio fuori’ – fu il suo primo pensiero”. Ancora non aveva il falso lasciapassare che pur contava di avere di lì a qualche tempo. D’un colpo uscì, dal fitto dei salici bordeggianti l’acqua, un ragazzone robusto con cappellaccio e forcone: “Brott abusìv”, si agitò a imprecare quello, “brott abusìv”. Nacque un gran trambusto. Fu per via di quello che Renzo si trovò d’improvviso nella sconosciutissima Malta. E che Lucia, per quanto salva ormai perfino dalla peste, ne morisse di crepacuore.