Il Pd fuori dalle soffitte
Un nome da Roma spunterà finalmente. Ma al nord?
Finirà l’estate, preparerà di nuovo la natura il suo giaciglio per il meritato riposo. Sarà allora che si udirà un cinguettìo laggiù in fondo, come isolato. Riscoprirà, il Pd, l’opposizione come dovere democratico, ricorderà il territorio sradicato, avvertirà come impellente il bisogno di rispondere al Grande Perché di cui l’intellighenzia all’apparenza morta chiede conto dal fondo. Fiorirà tutto un rigogliare di vita in bassa stagione, allora, lunghe telefonate e piccolissime cene come nemmeno nei vecchi congressi. Antiche saggezze ridiranno la loro, ritorneranno ragionamenti destinati a pochi, però complessi come se per moltissimi, usi e costumi scenderanno dalle scale delle soffitte come vecchi e indispensabili libri, dimenticati per colpa delle mode. Sarà di nuovo l’unità, la sua ricerca generosa nel senso di una comune missione mai dimenticata. Mai da Veltroni, mai da Prodi, quasi mai da Fassino. Finchè un nome da Roma spunterà finalmente, e se Dio vuole: Zingaretti Nicola. Poi certo, carino sarebbe se dalla Milano operosa, europea e riformatrice, quella voce si alzasse: Zingaretti? Qui non usa.