Cosa ci dicono di Galli della Loggia le sue riflessioni su Genova
Com’era auspicabile, la tragedia genovese è stata quantomeno un’occasione perché le nostre intelligenze più brillanti si confrontassero sui mali del paese
Com’era auspicabile, la tragedia genovese è stata quantomeno un’occasione perché le nostre intelligenze più brillanti si confrontassero sui mali del paese, sui rimedi possibili e sul futuro prossimo. Il professor Ernesto Galli della Loggia ha espresso le proprie opinioni sul Corriere di ieri. Articolate come sempre, stimolanti come al solito. Troppo pochi i controlli da parte dello stato, ha spiegato il professore: qui ognuno fa quello che gli gira, dall’evasione delle tasse all’attraversamento col rosso, senza che lo stato intervenga, e controlli, e sancisca. Ma una spiegazione c’è: “La crisi di Mani pulite rovesciò bruscamente e definitivamente il rapporto tra Politica e Società assegnando finalmente il primato alla Società”. (In particolare, poi so che è un dettaglio, a me è molto piaciuto quel “finalmente”). Fatto sta che a quel punto la speranza si accese nel cuore del professore. Peccato poi, per via dell’Amor nostro, che quello fosse invece “l’inizio della subordinazione dello Stato e delle sue regole alle necessità tutte privatistiche della società italiana”. Preziosa riflessione. In seguito alla quale non potevi non domandarti per quanti anni, l’illustre professor di questa Loggia, avesse evitato di sottoporre il cervello alla manutenzione ordinaria.