Una buona idea per sforare il 3 per cento
Il governo, l'Europa, i vincoli e quello che si dovrebbe dire ma non si dice
Adesso facciamo così: lanciamo un piano di investimenti pubblici per manutenzione, infrastrutture e modernizzazione del paese e lo sforiamo alla grande, il 3 per cento. Poi vediamo se l’Europa ci nega, per esempio, il bisogno urgente di costruire una rete ferroviaria al sud. Creiamo centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro. Ci mettiamo a lavorare gli immigrati, certo, anche, e molto, gli immigrati. Che faremo entrare nel modo dovuto e civile perché ci servono, e ci servono lì, per i treni moderni nel sud, così come per mettere in sicurezza migliaia di scuole e di paesi e fare le grandi opere. Che sono urgenti. Sforiamo per rimettere in moto il paese e andiamo sotto il Parlamento europeo a gridare che questa è un’Europa di merda, se ce lo impedisce. Se non lo consente. Perché faremo le barricate, altrimenti. Perché è così che si parla di sviluppo, e si smette di cianciarne. E’ così che si possono e si devono far digerire il Jobs Act e le mobilità: perché c’è una prospettiva. Che si possono chiedere di nuovo aumenti salariali: perché c’è una prospettiva. Che s’impedisce al trio Lescano: Landini, più Fico, più Zingaretti, di mettere in piedi un’opposizione fasulla, perché c’è una volontà di opposizione vera, ansiosa di governare. E che si potranno riproporre le riforme costituzionali. Vincendo, però. E che Salvini potrà trovare pane per i suoi denti. E Polito riposare finalmente il cervello. Ecco. Questo è esattamente quello che alla Leopolda non si dirà.