Sempre colpa dei giornalisti
L'assoluzione di Virginia Raggi e i due pesi e le due misure dei grillini alle prese con la giustizia
Venne in mente, a quelli, che se uno si becca un avviso di garanzia se ne deve andare. A nessuno era venuto in mente, ma a quelli, e a Stella, e a Mieli, sì. Tra gli applausi di parecchie, o meglio, per dire, di parecchissime penne pulite. Poi, di nuovo, venne loro in mente che no, dimettersi per un avviso mai, ci voleva minimo un rinvio a giudizio. E la sfilza dei bendisposti fece sì con la testa. Tutto filava. Non fosse stato che, sempre ai soliti stessi, venne in mente come il rinvio non bastasse. Ma quale rinvio, ci vuole la sentenza. Ah, giusto, la sentenza ci vuole, fece eco la scorta bipenne (bipenne come: scure, mannaia, o addirittura volendo, penna doppia). Arrivò la sentenza: assolta la Virgy. Vittoria. Pace generale. Invece: troie che non siete altro, sono esplosi i principi contro la loro stessa corte. Troie a noi? si sono ribellate le cortigiane. E pure infime! Ma infami voi, piuttosto, liberticidi, bipennicidi! Voi escort! Lenoni voi! Bagasce! Siamo iscritte all’Ordine, noi, stanno al momento ribattendo loro. E bavaglio! Ma libertà! Ne è nato, insomma, un gigantesco e inutile bordello. Diciamo meglio, utile solo per un motivo: confermare al professor Della Loggia, il quale, a suo onore, piano piano stava già riconoscendolo, che lui stesso non ci capisce più un cazzo dal 1993.