Pigi Battista, come Don Chisciotte
Votò i Cinque stelle perché avvertiva un qualcosa, il nonsocosa tipico degli intellettuali. Ma del sovranismo egli è nemico, beninteso
Mi piace Pierluigi Battista perché è uno che pensa, intanto, e secondo non è permaloso. Rari, i tipi così: tu lo scherzi, lui ti scherza, bon, finita. Non è che si senta chissachì. Gli piazza, Francesco Cundari, che due più due fa quattro? Che la porcata della Casta venne giù dall’alto, o perfino dal Corriere di lui condirigente? Pigi non fa una piega: la sovrastruttura è quella che conta, altro che le strutture; viene dal basso, il sovranismo, è psicologico, quasi quasi junghiano: guardare Trump, o la Baviera, ha spiegato. Giuro che l’ha spiegato. Del sovranismo egli è nemico, beninteso. E’ la condanna di Pigi: non ragionare non può. Votò i Cinque stelle (poi il voto è segreto), perché avvertiva un qualcosa, il nonsocosa tipico degli intellettuali, forse dei poeti. La teleferica della Raggi, può darsi. Le Olimpiadi col furto incorporato come manco Di Pietro. Erano, quelli, i ragazzi del vaffanculo. Laddove, Pigi, un raffinato vicinissimo al popolo, su questo non ci piove, attento forse alla struttura più che alla sovra. Carattere, dice uno. E certo. Anche cerchiobottista, però, aggiungevano i maligni. Eccola là. A me piace, Battista, in quanto Don Chisciotte. Uno che il garantismo insieme all’onestà, quanto tà-tà lo vedremo poi. Lasciamoli lavorare. Che sì la Tav, ma capendo che no. Li ha promossi, li ha votati, li difende. Ci vuole coraggio. Certo i vaccini, rispettando lo stregone. Certo il diritto, dimenticandosi Stella. E io, ma di converso anch’io. Di qua come di là. Di su però di giù. Perché decisiva è la sovrastruttura. D’altronde, la struttura è Mieli.