Dovremmo parlare, e nessuno lo fa, della strage di Fiumicino del 1973
“Il vero pericolo sono gli ebrei”, dicono
Ma certo che bisognerebbe raccontare, e quasi nessuno lo fa, i giubbotti gialli antisemiti che hanno chiesto ieri la partenza degli ebrei dalla Francia, quando migliaia di ebrei se ne sono già andati. E certo che sarebbe indispensabile nominare gli islamisti all’attacco invece di tacerli, come ha raccomandato, ma isolato, Pierluigi Battista. E ricordare le sinagoghe di Parigi chiuse tutte, per la prima volta nella storia; e lo striscione dove si qualifica Macron come “la prostituta degli ebrei”; e i video che dicono: “Il popolo ebraico celebra le sue feste, mentre i francesi non hanno nulla da mangiare”; e l’artista antisemita Dieudonné M’bala M’bala, con i suoi fan, che partecipa ai cortei facendo il saluto nazista; e il musicista Stephen Ballet mentre incoraggia i manifestanti a capire che “il vero pericolo sono gli ebrei”. Certo che si dovrebbe. Così come si dovrebbe ricordare che corre oggi, nel disinteresse generale, l’anniversario di uno dei più sanguinosi attentati mai avvenuti in Italia: Fiumicino, 17 dicembre 1973, 34 morti per mano dei terroristi palestinesi contro Israele. Certo che si dovrebbe, che discorsi, si dovrebbe sì. Se non fossero però, quegli odiosi di ebrei, la razza inferiore che si sa.