Cosa sbaglia Saviano nel dare del “pagliaccio” a Salvini
Lo scrittore cerchi, come lui stesso non smette di raccomandare agli altri, di radicarsi più a fondo sul territorio
Si spera il più breve possibile, ma con Roberto Saviano si sta facendo dopotutto un pezzetto di strada insieme. E occorrono con lui franchezza e lealtà. Perciò. La sua critica a Di Maio, indicato ieri come “viscido e paraculesco” a proposito dei migranti sulla “Sea Watch”, ci trova nella sostanza consenzienti. Viscido senz’altro. Paraculesco, insomma, più stupido che paraculo, secondo noi, ma siamo lì. Diversa valutazione diamo invece sul termine usato tre giorni fa, allorché sulla medesima vicenda Saviano ha definito Salvini “pagliaccio”. La qualifica è in questo caso insoddisfacente, distante dalla realtà, marcatamente eccentrica, ricercata, spocchiosa e snob. Pariolina, direbbe qualcuno. Cerchi, come lui stesso non smette di raccomandare agli altri, di radicarsi più a fondo sul territorio. Gli servirà a notare la differenza che corre tra il pagliaccio e la merda.